Corsi e ricorsi: se prima Jorge Luiz Frello Filho aveva in un certo qual modo spodestato Mirko Valdifiori, proprio di recente invece ha dovuto cedere il passo al nuovissimo che avanza e che corrisponde al nome di Amadou Diawara. Certo, non è mica detta l’ultima parola, ma attualmente l’italo-brasiliano ha perso colpi e di conseguenza il suo nome non compare più fra quelli degli inamovibili. E’ come se da un po’ di tempo Jorginho viaggiasse a scartamento ridotto: la corsa non gli manca mai, ma fatica a imporsi per quella velocità di pensiero che figurava fra le sue più apprezzate prerogative.
FATTORI CONTRARI. Potrebbe anche darsi, però, che questo momento di appannamento possa dipendere da fattori contingenti. Che derivi cioè da un periodo del tutto transitorio, destinato col tempo a sfumare. Aggiungendovi inoltre (cosa per nulla trascurabile), che gli avversari hanno più volte trovato contromisure per inibirne l’ispirazione, adottando marcature asfissianti nei suoi confronti.
Ricapitolando: l’applicazione, l’orgoglio, la grinta, e il senso della posizione non gli sono venuti meno ma nell’ultimo tratto di stagione, oltre a diminuire il suo apporto dal punto di vista della qualità e della quantità, s’è concesso qualche pausa, qualche divagazione di troppo. Macchiando più spesso del dovuto prestazioni che un tempo, in alcune occasioni, sfioravano l’eccellenza. Insomma, Jorginho si è un po’ smarrito, ha subito un’involuzione che non parte poi da troppo lontano: pause che hanno aperto la strada a Diawara.
GLI STRAFALCIONI. Qualche avvisaglia s’è avuta sin da subito, sin da quando s’è avuta la percezione che le cose non gli riuscissero più come un tempo. Qualche passaggio piuttosto semplice sbagliato, qualche lancio partito in ritardo. Ha pagato, anche a livello psicologico, gli “infortuni” che gli sono capitati in Champions, sia col Benfica che col Besiktas.
Contro i lusitani a fine settembre si è arrivati ad una netta vittoria, ma è rimasto impresso il disappunto di Sarri per i due gol presi negli ultimi venti minuti. Uno dei quali causato dallo stesso regista, in occasione del momentaneo 4-1 di Guedes. E non solo, anche col Besiktas (sempre in casa), la luce di Jorginho si era spenta. Altro retropassaggio fuori misura che aveva provocato l’1-2 di Aboubakar. Non riuscendo peraltro a fare gioco come gli riusciva un tempo e sbagliando poi un gol fatto sull’1-3. Fra le lacrime di quel piccolo tifoso azzurro ripreso dalle telecamere.
LA GIUSTIFICAZIONE. D’altro canto è pure il caso di ribadire che a partire da Bergamo (prima sconfitta stagionale), gli sono state appiccicate marcature ad uomo (leggi Kurtic, poi Paredes o Nainggolan) e che non è più riuscito a muoversi liberamente. Anche se non può essere solo questo. Cosicché, in special modo nelle ultime quattro di campionato, Amadou Diawara l’ha scalzato, facendosi trovare subito pronto. Ora però c’è la sosta, occasione per resettare il tutto e provare a ripartire. Jorginho vuole rovesciare le gerarchie e riprendersi il posto in regia.
La Redazione