Discusso, per alcuni discutibile. Genio, sregolatezza, creatività e tutte le problematiche annesse e connesse. Si può dire tutto ed il contrario di tutto, ma da quella sera il calcio è più solo, quella sera il calcio perse il suo raggio di sole, il suo figlio prediletto e che lo rese perfetto. Quel calcio che Maradona rendeva sport celestiale e figlio degli dei, quel calcio che lo ha sempre definito croce e delizia, solo delizia per Napoli. Napoli ed il suo Pibe de Oro: la più grande storia d’amore tra una città ed un calciatore, l’incontro tra due anime complesse, l’unione tra le due metà della stessa mela.
Quindici anni fa la partita di addio al calcio per Diego Maradona. Alla Bombonera di Buenos Aires, scesero in campo la Nazionale argentina e una selezione di campioni. Ma i 50mila sugli spalti erano naturalmente tutti per il Pibe de oro. Nel mare di cartelli e striscioni, uno diceva: «Da Salerno, 18.000 chilometri, solo per Diego». «Il momento è arrivato – disse Maradona prima di scendere in campo – Certo, 41 anni pesano».
Fu una serata memorabile. Su due maxischermi le tappe della carriera del campione, i suoi gol, le sue azioni più belle. Quel giorno il quotidiano sportivo «Olé» titolò «Siamo tutti Diego», mentre il più importante giornale argentino, il «Clarin», scrisse «Il giorno 10». L’ex re di Napoli pianse a lungo nel dopopartita. «Vi prego – disse il capitano dell’Argentina campione del mondo nell’86 – fate che questo amore non finisca mai». Il Pibe de oro fece grande il Napoli per sette anni, fra il 1984 e il l991, guidando gli azzurri alla vittoria di due scudetti. (Il Mattino)