Questione di tempo, poi il Napoli ha vinto e ci mancava pure che non lo facesse. Avevano forse un altro risultato a disposizione i giovanotti azzurri? Proprio no: o i tre punti, oppure apriti cielo! Oppure: dalla crisi solo congelata a Crotone al disastro alla vigilia della partita con la Juve il passo sarebbe stato veramente breve. Ecco, questo era l’unico, vero, grande rischio che la squadra doveva scongiurare. L’ha fatto. E se – anche per lo spessore del povero Empoli – è legittimo affermare che non ha fatto nulla di eccezionale, in quattro o cinque giorni ha comunque ritrovato classifica e fiducia. Soprattutto – e non è poco – ha ricaricato testa e piedi in vista della partita di Torino. E quella con la Juve, si sa, storicamente per il Napoli non è mai stata una partita come un’altra e negli ultimi anni, forse, non lo è stata neppure per la Juve. Roba fine, insomma, quella di sabato a Torino, dove il Napoli misurerà davvero ambizioni e prospettive e, perché no, metterà alla prova pure quelle bianconere. Cosicché, pur ricordando che subito dopo volerà in Turchia per provare a riscattare la nottataccia di Champions col Besiktas, il Napoli non può avere che pensieri solo per la Juve. E pensieri vuol dire anche avere la giusta percezione di che cosa sia questo match per i napoletani. Ma probabilmente non sarà così: troppi volti giovani e nuovi, infatti, in questa squadra per pretendere che dell’argomento abbiano già capito tutto. Vabbe’, passi pure la giustificabile ignoranza sulla storia e i sentimenti azzurri, ciò che invece non potrebbe passare sarebbe un sabato di resa anticipata ad una squadra che, con tutto il rispetto per quel che pensa il signor Sarri, pur restando la più forte della compagnia, non sempre è specchio fedele del proprio fatturato e, almeno per ora, tutto porta in campo tranne che un calcio da marziani. Chiaro, comunque, che servirà un Napoli in buonissima salute e anche ben disegnato per piantare una bandiera – anche mezza – sul prato dello Stadium. Può accadere? Certo che sì. L’ha detto proprio quest’ultima partita. L’ha ribadito bene per un’ora e passa la prestazione degli azzurri ieri assai più vicini ai vecchi, buoni standard di giocate che non alle sciagure degli ultimi tempi. A cominciare dal pressing immediato e alto, dalle distanze giuste che aiutano a recuperare subito la palla, dalla rapidità del suo palleggio, dalla scoperta d’un Mertens centravanti vero, altro che falso. Segno che forse il peggio (anche per Insigne e Callejon) è già alle spalle. E anche che il match di sabato a Torino potrebbe essere davvero quello giusto per ritrovare il passo autorevole d’una protagonista. Sabato con la Juve e martedì in Turchia.
Ciccio Marolda (CdS)