L o chiamavano il Capitano. Con semplicità e rispetto. Per nessuno era Carlos Alberto, né tantomeno Carlos Alberto Torres (com’era iscritto all’anagrafe). L’appellativo portava con sé il significato e lo stile di un’intera esistenza: era, come avrebbero detto nell’antica Roma, il «primus inter pares», il comandante, colui che indicava la strada ai compagni e ne seguiva con severa attenzione il cammino. Ora che se n’è andato all’improvviso, a 72 anni, con la stessa velocità con la quale raggiungeva il fondo del campo e poi crossava in mezzo all’area per la testa di Tostao, o di Pelé, oppure concludeva lui stesso in porta; adesso che non c’è più, insomma, tutta una generazione si sente orfana. Perché Carlos Alberto, pardon il Capitano, è stato l’uomo che ha alzato al cielo la Coppa Rimet nel 1970, la terza nella storia del Brasile, ed è stato soprattutto un esempio di modestia che, negli anni, ha accompagnato la crescita del futbol, carioca o paulista che fosse. Fonte: gasport