Gabbiadini, un errore costato “caro”, ma soprattutto a se stesso

Probabilmente nell’immaginario collettivo il giocatore è un essere superiore, dotato di autocontrollo o di un microchip in grado di fermarlo, all’occorrenza, prima di commettere errori, soprattutto gravi, come quello fatto da Manolo Gabbiadini domenica contro il giocatore del Crotone, che gli ha procurato una squalifica di due giorni. Non è così, i giocatori sono esseri umani, e se per un tifoso è poco comprensibile, data la passione con cui si vive l’argomento, per chi vive questi meccanismi dall’interno, invece, è più facile da capire. Forse anche per questo, sia la SSCN che Sarri, hanno deciso di non calcare più la mano in termini di strigliate e punizioni, per l’unico vero attaccante rimasto, dopo l’infortunio di Milik. Il Napoli non sta vivendo un momento particolarmente positivo in questo senso, ma queste cose possono succedere, e Gabbiadini purtroppo, subisce da un pò di tempo pressioni e carichi di responsabilità troppo grandi per una carriera ancora tutta da scrivere, come la sua. Non si giustificano questi gesti, la violenza non è mai la risposta giusta a nulla, ma è comprensibile uno scatto, uno solo, in 153 partite giocate, in cui il suo atteggiamento in campo è sempre stato corretto e rispettoso. Manolo è un bravo ragazzo, e maturo soprattutto, e una delle caratteristiche di chi ha passato questo step della vita, come nella sua professione, è di capire gli errori e saper chiedere scusa. Lui l’ha fatto, e questo è bastato, almeno al suo mister e ai suoi compagni, che lo hanno difeso giustamente, come si può difendere un membro della famiglia. Le critiche non servono a nulla quando diventano illazioni o belle parole, utili solo a riempire pagine di giornali.

A cura di Emilia Verde

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