Antonio Di Natale è stato uno degli ultimi grandi numeri 10 dell’Italia, dopo Baggio, Del Piero e Totti. Totò ha da poco compiuto 39 anni e alla fine ha dovuto rinchiudere in un armadio le molle che aveva sotto le scarpe e la dinamite che teneva sulla punta degli scarpini. Che bomber, il napoletano.
Di Natale, come esce il Napoli da questo momento difficile? «Nella mia carriera ho imparato che dai momenti difficili si esce solo lavorando con impegno. Semplicemente così. Impegno che c’è sempre ma non sempre corrisponde ai risultati, e questo è il calcio. Non bisogna farsi prendere dallo scoramento e il morale non deve incidere sul lavoro quotidiano perché alla lunga i valori vengono fuori. Sarà importante l’apporto che daranno i calciatori più esperti, che sanno come gestire questi momenti».
Dopo il ko in Champions, Sarri ha detto che la colpa è delle troppe aspettative. Che ne pensa? «In una piazza come Napoli le aspettative sono sempre alte, ma bisogna tenere conto degli avversari. È oggettivo che in Italia la Juventus è più forte di tutte. Partendo da questo presupposto, si può sognare lo scudetto ma allo stesso tempo si deve essere consapevoli che non è facile e che puoi fare tutto bene e non vincerlo, perché c’è un avversario più forte. Credo che il mister intendesse far passare questo messaggio, che non vuol dire accontentarsi delle briciole che lascia la Juve ma mettere in preventivo che c’è una squadra da battere. Il Napoli negli ultimi dieci anni ha raggiunto una dimensione europea e deve essere motivo di soddisfazione».
Le è dispiaciuto vedere Insigne uscire tra i fischi? «I fischi sono ingenerosi, perché Lorenzo, da napoletano, quando le cose non vanno bene ne sente più degli altri il peso. Sono convinto che gli basterà fare qualche giocata delle sue e segnare un gol per riaccendere la passione. Glielo auguro e lo auguro al Napoli».
Crede davvero che Higuain possa scavalcarla per numero di gol? «Higuain è un grande campione e sicuramente può fare almeno 25 gol all’anno. Nella Juventus magari gioca qualche partita in meno in campionato perché hanno anche la Champions come obiettivo però i numeri sono quelli, devo rassegnarmi (ride, ndr)».
La Juve è davvero così invincibile? «Nessuna squadra è invincibile ma la Juventus ci va vicina, almeno in Italia. Il divario con le altre è evidente. Hanno vinto gli ultimi cinque scudetti e addirittura nell’anno in cui sembravano dover soffrire di più, poi hanno fatto il record di vittorie consecutive. Quindi c’è poco da dire. Se non succede nulla di clamoroso, la Juve è destinata a vincere anche quest’anno lo scudetto».
Cosa devono fare la altre per recuperare questo gap? «Sarebbe banale dire che devono spendere di più sul mercato. Ma una squadra solida come la Juve si costruisce curando tutti gli aspetti. Se cresce il fatturato aumentano i soldi per comprare giocatori importanti e trattenere quelli buoni. Siamo in un momento in cui Napoli e Roma ci stanno provando già da qualche anno e sono le più vicine alla Juve, poi dietro le due milanesi con gli investimenti stranieri possono sperare di avere maggiori risorse da investire sui calciatori, ma il processo è appena iniziato e le grandi squadre non si costruiscono in un mese».
Può la Champions essere motivo di distrazione per la Juve in campionato? «Superata la fase a gironi, giocando solo gare doppie con esito secco non ci saranno problemi. Il problema è adesso con tante partite ravvicinate, però la Juve lo sta gestendo bene. Il Napoli aveva la possibilità di ipotecare la qualificazione in anticipo rispetto alla Juve, purtroppo non è andata così e ora corre il rischio di non riuscire a gestire mentalmente il doppio impegno ed essere pronto a sfruttare un eventuale rallentamento della Juve. Non mi aspettavo la sconfitta di mercoledì sera col Besiktas, il Napoli ha prodotto molto ma è stato impreciso. Il risultato è stato ingiusto. Sono sicuro che si rifarà fin dalla prossima partita e rimetterà a posto le cose. Dopotutto, è vero che il girone si è riaperto ma è anche vero che il Napoli è ancora al primo posto».
Cosa deve fare il Napoli per evitare questi sbalzi di rendimento passando da una big a una piccola? «Bisogna avere pazienza. Il Napoli ha inserito giocatori nuovi, ha giovani di talento che devono fare esperienza. Se la società riuscirà a far crescere questo gruppo inserendo elementi di livello, tra qualche anno questi errori di approccio alle partite saranno eliminati».
Chi sono i fuoriclasse di questa serie A? «Non ce ne sono tanti, tra i pochi sicuramente Totti e Buffon. Due vecchietti ancora in grado di dire la loro, di emozionare i tifosi e far vincere le loro squadre, nonostante l’età. Essere fuoriclasse significa anche questo».
Dice Maradona, che lui mai sarebbe andato alla Juve. D’altronde proprio come lei... «Per me fu una scelta di cuore e di famiglia. Non me la sentivo di cambiare, per l’Udinese, che già mi aveva dato tanto, per la mia famiglia che qui si era ambientata bene. È stata una scelta che alla fine mi ha dato ragione. Ho vinto titoli di capocannoniere e ho raggiunto traguardi difficilmente immaginabili per un club come il nostro. Per me questo equivale a vincere uno scudetto. Rifarei la stessa cosa adesso. Se avessi giocato nel Napoli e mi fossi trovato nella stessa condizione di Diego avrei rifiutato esattamente come ho fatto da calciatore dell’Udinese».
Lei ha detto che la maglia numero 10 è come una Ferrari. Chi sa guidarla oggi? «Il dieci è un numero che pesa ma nel calcio moderno si è un po’ persa l’importanza dei numeri. Il dieci resiste e non è facile portarlo sulle spalle. Ho detto prima di Totti che è un fuoriclasse. Penso che oggi sia l’unico che renda bene l’accoppiata tra il campione, il numero e cosa questo numero rappresenta nell’immaginario collettivo».
Il Napoli l’ha ritirata, giusto così? «Maradona è stato il più grande calciatore della storia. Indossare il dieci a Napoli sarebbe un peso per chiunque. Poi è bello che nei ricordi dei tifosi resti il fatto che il dieci era di Diego e resterà sempre di Diego».
Chi vince il titolo di capocannoniere? «Higuain, di per sé è l’attaccante più forte e ha alle spalle la squadra più forte. Due più due fa quattro e lui ne farà tanti anche quest’anno».
In Europa siamo proprio così indietro rispetto alle altre? «Purtroppo sì. La Juve però si è attrezzata per fare bene e arrivare fino in fondo, anche se non sarà facile. Il Napoli sta facendo benissimo e in Europa League le cose non vanno male e anche l’Inter può recuperare. Ci vuole pazienza e dobbiamo imparare a non snobbare l’Europa. Mi riferisco soprattutto all’Europa League che fino a quando non si supera la fase a gironi viene presa quasi come un fastidio. In questo siamo sicuramente differenti rispetto all’estero. Si nota già una inversione di tendenza».
Gabbiadini cosa deve fare per riuscire a dimostrare di essere all’altezza dell’infortunato Milik? «Non ha le stesse caratteristiche fisiche ma tecnicamente non ha niente da invidiare. Sarri troverà il modo di adattare il gioco del Napoli alle caratteristiche di Gabbiadini. Lui deve stare tranquillo e non giocare con l’assillo di dover dimostrare qualcosa. Se è a Napoli vuol dire che è un grande attaccante e lo farà vedere».
Di questo campionato, cosa le sta piacendo di più? «Mi piace vedere squadre come il Torino, il Chievo, il Sassuolo che sono a lottare nelle zone alte della classifica. Mi dispiace l’Udinese che meriterebbe di essere in posizioni diverse e lottare per l’Europa. Auguro al nuovo allenatore di trovare la giusta strada per riportare in alto la mia ex squadra». Cosa si aspetta da questa stagione? «Mi piacerebbe un finale scudetto combattuto fino alle ultime giornate».
Fonte: Il Mattino