Continuate a cercare sempre il gioco e la porta, avanti così», ha detto alla squadra quando ancora le urla dei tremila scatenati tifosi del Besiktas rimbombavano festose nel San Paolo. E oggi ripeterà le stesse cose, più o meno. Sarri non ha cambiato idea sul giorno di riposo. Non è sergente di ferro ed è contrario alle punizioni e ai lavori forzati: ieri doveva essere il giorno programmato di riposo. E così è stato per tutti. Ma è stato un giorno di riflessioni, di telefonate con gli uomini del suo staff per avere subito i dati della squadra, per capire le condizioni fisiche dei suoi uomini, per cominciare a studiare i prossimi avversari. È già pronto per oggi, ha già la testa a Crotone ed Empoli dove ci sarà spazio per Giaccherini e Diawara, dal primo minuto. E magari anche per Rog e Tonelli. Ci siamo, anche perché poi arriverà la Juventus. Parlerà alla squadra, oggi, come fa sempre. Ma quello che doveva e voleva dire lo ha già fatto. «Ci hanno caricato di troppe responsabilità, bisogna ritrovare la spensieratezza». Nel mirino non c’è De Laurentiis ma c’è la stampa che ha parlato di squadra da scudetto. Aveva bisogno di dirlo. Apparentemente ai giornalisti, in realtà il mittente era la squadra. In spogliatoio è arrivato questo messaggio forte e chiaro: non avvilitevi per le critiche, per gli errori e le sconfitte. Ma non scappate indietro, difendete alti, continuate a correre in avanti. Cercate sempre il gioco e la porta, questa è la strada giusta. Per tutta la giornata si è coccolato i numeri della gara di Champions che non danno la vittoria ma che danno tanta gioia: i tiri in porta (10 a 3); gli angoli (17 a 1); il possesso palla (57% a 43%); gli attacchi pericolosi (55 a 20). Ma oggi avrà anche parole severe: la squadra col Besiktas non è stata lunga e larga come contro la Roma, ma deve tornare a essere «corta e stretta» come con il Milan e il Benfica. E deve trovare l’umiltà di tornare a fare bene la fase di non possesso. Non è difficile prevedere che non ci saranno processi a Jorginho: ha difeso l’errore di Koulibaly, farà lo stesso con l’italo-brasiliano. La verità è che al Napoli manca Milik. Ed è pur vero che Mertens ben si adatta nel ruolo di «falso nove» ma se gioca lì, non gioca sulla fascia. E adesso la coperta è corta. Ed è chiaro che la società sa bene, e se non lo sa lo ha capito, che a gennaio dovrà prendere una prima punta. I sondaggi su Zaza e Pavoletti proseguono spediti: arriverà una prima punta autentica, al di là del recupero-record di Milik. Partirà Gabbiadini? Al momento, no. Ma nonostante i riflettori siano puntati tutti sugli errori della fase difensiva (occhio, non della difesa), il punto debole del Napoli è proprio là davanti. Sarri non deve recuperare il rapporto umano con Gabbiadini. La sua esclusione nell’undici anti-turchi ha sorpreso tutti nel Napoli ma tra il tecnico e l’allenatore non si è consumata nessuna frattura. Nel senso che è chiaro che Manolo non può amare un allenatore che non fa nulla per valorizzare le sue doti e, viceversa, Sarri non può amare un attaccante che non fa nulla per adattarsi a quello che gli chiede di fare. Ma Gabbiadini ha accettato da professionista la decisione dell’allenatore. Che, col senno del poi, è stata peraltro quella giusta. Hamsik sul suo blog spiega il momento: «Abbiamo messo tutto sul campo, lasciandoci l’anima, ma non ha funzionato. Siamo stati in grado di tornare in partita per due volte, ma non abbiamo avuto il tempo di reagire alla rete del 3-2. Il calcio è così. È un brutto momento, ogni nostro errore viene punito. Ci dispiace aver deluso ancora i nostri tifosi contro il Besiktas, ma dobbiamo continuare a lavorare duro per fare bene e rompere questa serie negativa. Crediamo di poter tornare al successo domenica a Crotone».
Fonte: Il Mattino