Lo scrive Francesco Marolda sul Corriere dello Sport
“Ma volendo cambiare proprio tutto: modulo e tattica, uomini, movimenti e filosofia non era meglio affidarsi a qualcosa di più stabile e sicuro? Soprattutto di più semplice e meno improvvisato, con buona pace di quel vecchio allenatore dell’allenatore azzurro, il quale raccontava che chi parla di numeri – cioè di moduli – di pallone non capisce niente? Perché poi alla fine un modulo lo sceglie comunque il signor Sarri. Però è quello sbagliato della frenesia. E dentro questo disegno sciagurato anche tattiche confuse che assieme a facce nuove e gol sprecati, a bocciature e fantasiosi ripescaggi producono anche grossolani e decisivi errori. Per dirla tutta: nonostante le sofferenze e i pianti e le sconfitte delle ultime due gare, era proprio il caso di rivoltare tutto quanto e fare esperimenti proprio in Champions? Perché questa è la Champions, signor Sarri e non la Coppa Italia. Con tutto il rispetto per la Coppa Italia, si capisce. Comunque è vero: nel calcio i numeri si danno. Ma non sempre sono quelli legati ai moduli e alle maglie. Tant’è che ne sono stati dati pure in questa notte di Champions a Fuorigrotta, dove un appuntamento con la storia – quella d’una qualificazione in solo tre partite – s’è trasformata in appuntamento con la frenesia e con l’imbarazzo: la frenesia del gioco e delle idee, l’imbarazzo delle scelte e d’un finale amaro, molto amaro. Finale? Volesse il cielo lo fosse davvero. Volesse il cielo fosse comunque quest’ultimo schiaffone l’uscita da quel buco nero nel quale la squadra s’è infilata. In attesa di saperlo, una domanda: e adesso che succede? A questo punto per il Napoli s’aprono almeno due scenari. Il primo: piangersi addosso un’altra volta e piegare il capo sulla spalla di medici pietosi o, peggio ancora, d’accompagnatori compiacenti; l’altra: raschiare il barile dell’orgoglio rammentando a se stesso e a tutti che, comunque sia, in campionato e in Champions è ancora e sempre tra i protagonisti. E una mano a rialzarsi in fretta, a cancellare le paure, è proprio il calendario che, prima dell’incrocio con la Juve, nel giro di appena quattro giorni gli riserva, senza offesa, il Crotone e l’Empoli. A patto, però, che stavolta davvero ognuno faccia la propria parte e che nessuno perda la lucidità e la serenità che servono nei momenti complicati. A cominciare dall’allenatore? Certo che sì. A cominciare proprio da lui che ha bisogno di darsi una mossa. Per il riscatto della squadra, ovvio, ma anche per difendere se stesso e il buon lavoro fatto sino ad ora. Perché, come diceva un vecchio saggio del pallone, gli allenatori si dividono in due categorie: quelli che sono stati esonerati e quelli che rischiano di esserlo”.
Fonte: CdS Campania