L’attaccante italiano Colosseo Napoleoni che gioca a Istanbul
«Nella scorsa stagione il Besiktas mi ha impressionato per il gioco palla a terra ma quest’anno mi sembra meno attrezzato». Stefano Napoleoni gioca nell’Istanbul Basaksehir, squadra rivelazione di questo inizio di campionato in Turchia. Primi in classifica a pari punti (17) proprio con Besiktas e Galatasaray, le altre due big di Istanbul. L’anno scorso hanno lottato per un posto in Europa e tra le principali rivali – cittadine e nazionali – hanno avuto proprio il prossimo avversario in Champions del Napoli”.
Che squadra è oggi il Besiktas? «L’anno scorso erano quasi imbattibili qui in Turchia. Gomez e Sosa facevano la differenza, ma quest’anno hanno cambiato tanto. D’altra parte l’anno scorso mi aspettavo di più dal Fenerbahce che invece è finito in Europa League».
Quindi? «Il Besiktas resta comunque un’ottima squadra piena di giocatori importanti. Può fare bene in campionato e in Europa, ma con la partenza di Gomez e Sosa ha perso molto».
In cosa l’ha impressionato di più? «Avevano un gioco bellissimo: palla a terra, grande tecnica e grande velocità. Hanno vinto il campionato con pieno merito».
Per il Napoli sarà un vantaggio giocare prima al San Paolo? «Sicuramente, perché in casa loro l’ambiente sarà caldissimo. Quando si gioca in Turchia sono sempre partite difficili».
Un consiglio per gli azzurri? «Non si devono far intimorire dell’ambiente, ma penso che siano abituati a giocare su campi difficili. E poi devono far valere la loro maggiore qualità».
Ma come mai lei ha scelto di giocare nel campionato turco? «Dopo l’avventura in Grecia avevo voglia di cambiare un po’ e mi si è presentata questa opportunità. La squadra non è tra quelle di vertice perché negli ultimi anni ha cambiato tanto. Ma sono due anni che proviamo ad andare in Europa. Abbiamo uno stadio bellissimo e grazie al lavoro ci siamo messi alle spalle squadre molto più attrezzate di noi».
E come si trova? «A livello calcistico la Turchia è un campionato competitivo e difficile. Tutti possono battere tutti anche se magari partono sempre avvantaggiate le solite due o tre squadre».
Fonte: Il Mattino