Melania Gabbiadini: “Manolo devi stare tranquillo che questo è il tuo momento”

La sorella descrive il momento in azzurro di Manolo

Gioca in Nazionale; ha un destro micidiale capace di grandi seggiate; con la sua squadra, il Verona (di cui è pure capitano) ha vinto cinque scudetti, tre Coppe Italia e tre Supercoppe. Insomma, in un mondo parallelo, dove il calcio non è solo una cosa da maschi, forse più che essere lei «la sorella di Gabbiadini» sarebbe Manolo «il fratello di Melania». Ma tant’è e Melania, intervistata da “il Mattino”, nominata più volte calciatrice italiana dell’anno, dall’alto del suo palmares segue non senza apprensione le gioie e i dolori del giovane fratello minore Manolo ha sempre dichiarato che se ha iniziato a giocare a calcio è stato per colpa tua. Vedeva te in campo e voleva diventare più forte di te.

C’è qualcosa invece che fa lui in cui tu vorresti superarlo? «Be’, innanzitutto noi abbiamo otto anni di differenza, io sono più grande, per questo quando eravamo piccoli Manolo mi seguiva sempre e voleva fare tutto quello che facevo io però non credo che sia diventato calciatore solo per questo. Diciamo che siccome ce l’ha nel sangue come me, anche se io avessi fatto altro lui sicuramente avrebbe iniziato lo stesso. Quanto a quello che gli invidio e che gli ruberei, be’, sicuramente il suo tiro mancino. Mi basterebbe anche una piccolissima percentuale, eh, io sono destra, con l’altro piede purtroppo ci cammino e basta».

Questo in campo. E fuori dal rettangolo di gioco? «L’altruismo. Non che io sia egoista, intendiamoci, solo che io quando mi succede qualcosa elaboro, rimugino, lui invece no, è proprio un bonaccione, incapace di portare rancore».

A proposito di abilità, una volta sui social apparve una bella foto di Manolo che con sufficiente padronanza dello strumento maneggiava una cucchiarella di legno rimestando in un pentolone. Ma sa cucinare? «Oddio… Sarà perché ci vediamo tre volte all’anno e quando ci vediamo mangiamo quello che cucinano i miei ma io non l’ho mai visto cucinare. So però che in caso di necessità è in grado di prepararsi una frittata». Ah, giusto per la sopravvivenza insomma. «Sì, in quel caso può cavarsela».

Ma, a proposito, che tu sappia, Manolo apprezza la cucina napoletana? Oppure come Milik per ragioni dietologiche rifiuta le mozzarelle di bufala? «No, no. Sicuramente la mozzarella gli piace e infatti spesso la porta pure a casa nostra a Bergamo. Ma lui è di bocca buona. Poi adora la pizza fritta».

Ma veramente? «Sì, sì. Ma pure io, eh. L’ho mangiata quest’estate a Napoli, troppo buona».

Senti, tu e Manolo giocate più o meno nello stesso ruolo. Ma ve le date ancora qualche volta in campo o siccome siete diventati grandi non giocate più? «Quando eravamo piccoli giocavamo tantissimo e tra l’altro c’era una mia cugina che come me giocava già in una squadra e quindi solitamente quando facevano maschi contro femmine loro avevano sempre la peggio. Siamo sempre stati avversari, insieme non ci facevano giocare mai, dicevano che poi eravamo troppo forti… Ora non giochiamo più tanto, giochiamo coi nipoti però».

Ma da piccoli qualche mazzata ve la siete data? «No, mai. Io e Manolo eravamo una sola persona. Dove ero io era lui, dove era lui ero io. Abbiamo lo stesso carattere e non abbiamo davvero mai avuto litigi».

Nemmeno perché gli rubavi qualche cappellino dall’armadio? «Vabbe’ quello forse sì» (ride). Senti ma tu le guardi le partite del Napoli? «Se riesco sì, sennò ho scaricato un’app che mi aggiorna su Manolo».

Cioè? Una specie di Manolo Maps? «Più o meno. È un’app che fornisce i risultati delle partite in tempo reale e io l’ho impostata in modo da sapere subito se gioca, quanto gioca, se segna…».

Vieni spesso paragonata a Pocho Lavezzi, giocatore molto amato a Napoli. Manolo invece a chi lo paragoneresti? «Visto che è mio fratello non è facile per me fare questi accostamenti in maniera oggettiva. Ti direi che ha il mancino di Mihajlovic ma solo quello, non tutto il resto. Molti lo accostano a Gigi Riva ma per me lui ha caratteristiche non assimilabili ad altri». È Gabbiadini e basta insomma. «Sì».

Mi pare giusto. Senti, sfatiamo una volta per tutte questo fatto che Manolo non ride mai. Tu sei la sorella e dunque una fonte più che autorevole in tal senso, aiutaci a svelare l’arcano. Manolo ride sì o no? «Ahahah sì! Manolo è uno simpatico, ride, scherza, fa battute ma quando lavora no, quando lavora diventa tremendamente serio. Poi è riservato, forse per quello passa come prima impressione che sia musone. Ma non è per niente così! Insomma vi garantisco che Manolo è perfettamente in grado di sorridere».

Quindi non è triste perché, chessò, si sente solo «Nooo! Anzi, lui sente molto l’affetto dei tifosi napoletani, li ringrazierebbe ogni giorno… Manolo sa benissimo che Napoli è una piazza particolare e a lui fa un piacere immenso sentire che i napoletani gli sono vicini anche se non è ancora riuscito ad esprimere appieno il suo potenziale in campo». A proposito di potenziale, dopo l’infortunio di Milik noi teniamo un piccolo problemino in attacco, non so, niente niente volessi venire tu finché Arek non si riprende? «A parte che se venissi chiaramente farei la riserva di Manolo in panchina… Ma, al di là delle battute, mi spiace tantissimo per l’infortunio subito da Milik, un giocatore arrivato da poco e che in poco tempo è riuscito a dare così tanto alla squadra. Spero che Manolo ne approfitti. Oddio, detta così sembra una cosa brutta ma quello che voglio dire, chiaramente, è che spero Manolo riesca ad esprimere le sue potenzialità in questo momento difficile per la squadra». Mandiamogli un messaggio di incoraggiamento allora. «Manolo, devi stare tranquillo! Hai sempre gestito bene le pressioni, ora serve solo un po’ di pazienza e vedrai che riuscirai a far bene per la squadra. E pure due o tre gol!».

La Redazione

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