Ronaldinho si presenta con il tradizionale abbigliamento da cantante di hip hop, pantaloni larghi col cappelletto nero che gli copre per intero il capo. È il suo stile, lo era pure ai tempi del Milan di Berlusconi. Uno stile che lo rende un eterno ragazzino col sorriso sbarazzino che ha sempre fatto ammattire tutti. Figurarsi adesso che se ne va in giro quasi da ex calciatore,
«Sono un po’ vecchietto per fare al caso del Napoli, ma sarebbe stato per me un onore poter indossare la maglia della squadra di Maradona, anche se ho ancora una voglia matta di giocare almeno un altro anno».
Ronaldinho, si candida a prendere il posto di Milik? «Non scherziamo, non ho certo l’età giusta per poter giocare a quel livello. Ora il Napoli è su dimensione molto importanti, sarebbe difficile per me potermi inserire facilmente in una organizzazione del genere. Ma ammetto che da giovane ho sempre pensato che sarebbe stato bello poter indossare la maglia numero 10 di Diego».
Lei ha 36 anni, Totti a 40 gioca ancora. «Giocatori come me, Totti, Del Piero e Maradona ne nascono davvero uno ogni quaranta, cinquanta anni. Sarà bello stasera vedere da vicino due grandi talenti come quelli di Diego e Francesco giocare insieme, uno vicino all’altro».
Che ne pensa di questa Juve invincibile? «Non seguo più il calcio, nel senso che mi diverte guardare solo i gol e le azioni più importanti. E da quel poco che vedo mi pare che sia difficile poter fermare la formazione bianconera, che nel corso degli ultimi anni ha raggiunto un livello tecnico davvero di primo piano».
Il Napoli può riuscire a fermare questa supremazia? «A me pare complicato che questo possa avvenire quest’anno: vedo la Juve proiettata molto in alto e credo che sia il Napoli che la Roma, ma anche il Milan e l’Inter, faranno difficoltà a mantenere il ritmo».
La Champions potrebbe distogliere energie? «Ma lo può fare magari in primavera, quando arrivano gli scontri diretti con le grandi big di Europa. Non certo adesso che con la fase a gironi, con una partita ogni 20 giorni, c’è sempre il tempo di poter recuperare uno scivolone. Magari se in quei mesi la situazione sarà ancora in equilibrio».
Quindi, scudetto già assegnato? «Il campionato italiano è per tradizione difficile, in ogni partita può esserci una sorpresa, lo so bene. Credo che non sarebbe giusto arrendersi così presto, quando la stagione è appena iniziata».
Che serie A vede in questo momento? «Un campionato dove c’è una grande protagonista, la Juventus, e tante altre che devono compiere una missione impossibile per poter sperare di vincere lo scudetto. Ma io non perderei le speranze se fossi in uno di loro».
Il Napoli? «È una grande squadra, da anni gioca un buon calcio con buonissimi giocatori che riesce sempre a mettere in vetrina».
Sicuro che non sta facendo un pensierino per prendere il posto di Milik? «No, no, anche se nel futuro non si può mai dire».
Nella sfida tra numeri 10, Ronaldinho tra Pelé e Maradona dove si posiziona? «In una posizione comoda, spettatore. Mi metto a guardarli come giocano, palleggiano e fanno gol».
Papa Francesco vi ha riuniti per la Partita della Pace. “All’Olimpico a vedere queste stelle arrivate da tutto il mondo per sostenere i progetti del Papa».«Siamo accorsi subito per cercare di dare il nostro contributo a questa iniziativa. Speriamo che tanta gente venga questa sera”
Il Milan senza Berlusconi che Milan è? «Lì ho ancora tanti amici, ma io so che il calcio è fatto di cicli che possono chiudersi. Questo non significa che nel futuro di quel club e di quella squadra non ci possano essere altri fantastici trionfi».
C’è qualche brasiliano che in questo momento in Italia le piace più di altri? «Penso di Felipe Anderson tutto il bene possibile. Tutto il Brasile è convinto che possa diventare un giocatore importante e che presto possa essere con Neymar uno dei leader della Seleçao. Noi speriamo che questo avvenga presto».
C’è un allenatore da cui, in questo momento, vorrebbe essere allenato? «Luis Enrique. Credo che in pochi al mondo siano preparati come lui».
Le manca la serie A? «Ai miei tempi era tutto più bello: gli stadi pieni, i migliori al mondo che venivano qui. Ora è diverso: dagli highlights che vedo in tv mi sembra tutto un po’ più triste. Ma spero che presto questo gap con altri campionati possa essere colmato».
Fonte: Il Mattino