Ce l’aveva scritto nel nome, forse, quello che sarebbe stato il suo destino a Napoli. Manolo, in questi mesi di vita napoletana, ha vissuto come rinchiuso in una gabbia, quella gabbia insita nel suo cognome e della quale non riusciva proprio a liberarsi. E’ un gioco di parole, sia chiaro, ma mai come stavolta il nome racconta qualcosa in più di chi lo detiene. Gabbiadini, dal suo arrivo all’ombra del Vesuvio, ha dovuto lottare con e contro una concorrenza sempre insormontabile, quella di Higuain. In un anno e mezzo ha mostrato in parte le sue doti, siglando 14 gol nelle 49 partite disputate, rimanendo a lungo anche capocannoniere dell’Europa League nella passata edizione. Ma la presenza ingombrante dell’amato e poi odiato attaccante argentino ha oscurato la figura dell’uccellino Gabbiadini, rinchiudendolo in quella gabbia nella quale si è celato con quell’espressione di stampo monnalisiano, enigmatico per quasi tutti.
Non per lui, perché a lui era ben chiaro il motivo delle pacate esultanze e dei mancati sorrisi: Manolo si sente protagonista, vuole essere protagonista e a quasi 25 anni comprende che è il momento in cui dare tutto, senza guardarsi indietro, per prendersi quei palcoscenici che da sempre, da predestinato qual è, hanno previsto per lui.
Poi dopo Higuain, l’arrivo di Milik: quest’estate finalmente si preannunciava una stagione da titolare e da primo attore, perché il polacco di talento ne aveva ma nessuno poteva di certo immaginare un impatto del genere nel Napoli e nel calcio italiano. E quindi di nuovo sfortuna, sconforto: Manolo a inizio stagione è alle prese con i problemi di qualche mese prima, relegato in panchina a guardare l’attaccante titolare prendersi le chiavi della squadra e della città.
Ovviamente nessuno, né tantomeno Gabbiadini, si sarebbe augurato un incidente del genere, ma la batosta-Milik rilancia improvvisamente le quotazioni dell’attaccante bergamasco, che a meno di cambi di modulo o dell’ipotesi falso-nueve, sarà il centravanti titolare del Napoli per i prossimi mesi. Chiamato a trascinare gli azzurri all’inseguimento della Juve e a proseguire il viaggio in Champions League, senza essere l’alter ego di nessuno.
E’ la sua chance, la sua occasione. L’opportunità di uscire dalla gabbia e tornare a volare.
A cura di Marco Prestisimone