Higuain l’ingrato (per i napoletani, ovvio) ha parlato dal ritiro della Nazionale argentina, che lui decide se frequentare o meno. Dipende dal proprio stato fisico, non dall’attaccamento alla maglia del proprio Paese. È uno dei motivi per i quali non è amato in Patria dai suoi companeros, moralmente parlando. Calcisticamente i tifosi gli rimproverano di essere un giocatore bravino ma non il campione che celebriamo in Italia. Uno che ha sulla coscienza due Coppe America, scappate via per errori grossolani e rigori falliti. E anche un Mondiale, con il gol divorato nella finale di Rio a tu per tu con il portiere tedesco Neuer. Si è fatta difficile la vita del Pipita lontano dai campi di calcio. È talmente scaduto dal cuore dei napoletani che non metterà piede a Napoli per chissà quanto tempo, a parte il San Paolo. Ha nauseato il suo comportamento, glielo ha detto Maradona, glielo ha ricordato Totti. Ieri glielo ha ripetuto Morata. Nessuno avrebbe tradito in quel modo. Ma lui e il fratello-procuratore Nicolas sono così, se ne fregano di tutto e di tutti. Altrimenti una telefonatina al maestro Sarri l’avrebbe fatta, una birra agli amici dello spogliatoio l’avrebbe offerta. Dybala, con il quale adesso sta pappa e ciccia, prima che Gonzalo sbarcasse a Torino mandò segnali eloquenti: «In questo spogliatoio si sta benissimo perché vige la regola di non litigare con gli arbitri e di non mandare a quel paese i compagni durante la gara. Qui si vince e basta». Higuain dall’Argentina ha ribadito la bontà dello spogliatoio bianconero. Sottolineandone altruismo e compattezza. Non soffermandosi sulla questione arbitrale, da lui stesso affrontata a fine campionato scorso: «Impossibile togliere lo scudetto alla Juve, al Napoli non è permesso vincere lo scudetto». E non facendo naturalmente cenno alle sue metamorfosi umorali: il Masaniello che sbraitava e gesticolava contro arbitri e amici di squadra, è ora un tranquillo calciatore che porta rispetto. «In Argentina mi criticano, insultano, offendono. Mia madre sta male, mi uccide vederla triste. Posso provare a migliorare, sono però un uomo prima che un calciatore. Io non gioco al calcio per piacere a tutti, so che esisterà sempre gente alla quale io non andrò mai bene». Ecco, il punto è proprio questo. Se Higuain non piace più ai napoletani, a colleghi illustri, ai campioni del passato, ai suoi stessi connazionali, qualche valida ragione esisterà pure. E non si tratta di un rigore o di un gol sbagliato. Font: Il mattino