«Il settore ospiti chiuso ai romanisti? Evidentemente i tempi non sono ancora maturi per riunire le due tifoserie».
Così Antonella Leardi, la madre di Ciro Esposito, ferito da un proiettile il 3 maggio del 2014 a Roma prima di Napoli-Fiorentina e morto dopo 53 giorni in ospedale: per l’omicidio di Ciro l’ultrà romanista Daniele De Santis è stato condannato in Corte d’Assise a 26 anni.
Domenica prossima sarebbe stato il momento giusto per riunire le due tifoserie? «Non credo. Vedo ancora troppo astio tra loro».
Eppure su Facebook ci sono diverse iniziative che mirano a una riunificazione. «So che c’è un gruppo che vorrebbe, ma se fosse il momento giusto la pace sarebbe già venuta. I tifosi sani e tutti coloro che hanno un minimo di buonsenso la vorrebbero, io vorrei questo e altri gemellaggi. Che ci sia almeno rispetto tra le due tifoserie: se in tanti lo vorranno e in tanti si uniranno tra loro, l’astio potrà essere cancellato. Ci vorrà del tempo».
Si dice che sia lo zoccolo duro della curve a non volere la riappacificazione. «Non lo so, in questo periodo non sto frequentando molto lo stadio. Non penso nemmeno che sarò al San Paolo per Napoli-Roma».
Voi con l’associazione Ciro vive, riguardo ai tifosi delle altre squadre, sostenete: avversari sì, nemici mai. «Vogliamo che passi un messaggio buono e che arrivi al cuore di tanti. L’odio è il mostro che ha ucciso mio figlio».
Quando le si chiese di essere protagonista del gemellaggio, lei disse: preferisco fare un passo indietro. Perché? «Se permette, la risposta la tengo per me. Ci sono ancora tante barriere, meglio parlare delle cose positive e non di quelle negative. Scatenare una guerra non è certo quello che voglio».
Dalle sue parole traspare un po’ di delusione. «Non sono delusa, è che in questo momento mi sento debole. In questi anni la lotta è stata dura e ci sarà ancora da lottare. Ciro deve ottenere ancora una parte di verità non emersa finora».
Fonte: Il Mattino