Serie B, Jakimovski svela il segreto del Benevento

L’italiano è ancora un po’ stentato, ma sul campo sa farsi capire bene. Nikola Jakimovski ha lasciato la sua Macedonia per vivere il sogno italiano come il suo connazionale più famoso Goran Pandev o come i palermitani Nestorovski e Trajkovski. In estate ha preso al volo il treno giallorosso, si era allenato al suo Paese con una squadretta di dilettanti, sta cercando di recuperare in fretta una condizione accettabile. In attesa che arrivi al cento per cento, sabato si è tolto uno di quegli sfizi che non hanno prezzo. Ha fatto gol alla sua ex squadra, il Bari. Un’emozione di non poco conto. «Per me ogni gol è uguale, sono un professionista e non è importante se segni al Bari o ad un’altra squadra. Lavoro per il Benevento e quel gesto (s’è portato le mani dietro le orecchie, ndr) non era per i tifosi del Bari, perché loro hanno il mio rispetto, ma solo per qualche persona che mi ha criticato incessantemente. E’ vero, ho giocato poco, ma ho sempre dato il massimo. Come faccio sempre in ogni partita e ogni allenamento».
Dopo il gol è corso ad abbracciare mister Baroni. Solo lui, come mai?
«Rivelo un piccolo retroscena. Prima della partita il mister mi ha chiesto quante partite avevo giocato nel Bari l’anno scorso. Gli ho risposto che ne avevo fatte solo cinque e lui di rimando mi ha detto che allora non avrei mai avuto le motivazioni giuste per giocare questa partita. Non era quello che volevo sentirgli dire, quindi gli ho urlato che se mi avesse fatto giocare avrei sicuramente fatto gol. Ecco perché dopo la rete sono corso subito ad abbracciare lui».
La forma ancora precaria non le consentirà ancora di giocare da titolare neanche nella prossima partita interna col Novara. Quanto le manca per essere al meglio?
«Mi manca ancora un po’ di condizione, del resto si vede anche in campo che non sono pronto. Mi sono allenato in Macedonia, ho fatto una preparazione poco adeguata ad un campionato come quello di Serie B. Ma quando il mister mi chiama non ci penso nemmeno, do il massimo e basta. Spero di recuperare presto».
Qual è il segreto di questo Benevento che da matricola sta incantando tutti?
«La verità è che siamo un grande gruppo, tutti per uno, uno per tutti. I miei compagni hanno fatto di tutto per farmi ambientare. E io stesso provo a dare una mano a Pajac, che è croato, ma non conosce l’italiano. Insieme a Bagadur e Puscas proviamo a fargli sentire di meno l’isolamento di chi non parla la lingua di qua. Per altro lui è alla prima esperienza in Italia e giocare qua non è facile per nessuno, tanto meno per chi viene dal nostro calcio».
Arriva il Novara, una squadra forte e che punta ai massimi livelli nel campionato di B. Un altro duro esame per il Benevento.
«Sì, lo sappiamo che ogni partita è differente. Noi dobbiamo ugualmente provare a vincere e possiamo riuscirci se giochiamo da squadra come abbiamo fatto nelle prime sei giornate».
Quali sono gli obiettivi di Jakimovski, fare bene col Benevento e magari puntare alla Nazionale?
«Per carità, non voglio neanche parlarne di questo. E’ un tasto che mi fa arrabbiare terribilmente. Volete la verità? E’ che al mio Paese non fanno giocare mai i migliori. I giornalisti me lo chiedono spesso e toccano un nervo scoperto. Spero che col tempo le cose cambino, ma per il momento va così. E pensare che il 9 ottobre c’è Macedonia-Italia…».
Il suo rapporto con Baroni era cominciato da un procurato esonero. Tre anni fa, giocava a Varese.
«Mi ricordo, feci gol su punizione. Non credo che il mister mi abbia voluto per questo. Del resto ho fatto bene anche l’anno scorso a Como nella prima parte di campionato. Ora spero solo di far bene al Benevento. Mi piace come mi fa giocare il mister, esterno alto a sinistra e devo coprire anche la corsia. Posso giocare anche da terzino e nella Nazionale Under 21 ho fatto anche il trequartista. Se il mister me lo chiede gioco dovunque».
Simpatico il siparietto con mister Baroni che gli dà il cambio in conferenza stampa. «Trequartista? – gli sussurra Baroni – Se bevi prima un bel bicchiere di vino forse ti ci faccio giocare». E’ il clima goliardico che si respira nell’ambiente giallorosso. C’è spazio per le battute e per una grande amicizia. «Tutti per uno, uno per tutti», come dice Jakimovski.

Corriere dello Sport

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