Come si arriva ai piani alti del Palazzo?«Avendo innanzitutto buoni rapporti con tutti gli altri presidenti. Quando si va a scegliere i rappresentanti in Figc o in Lega sono questi i voti che contano».
Vent’anni fa come ci si comportava?«Quando si giocava a Napoli invitavo i miei colleghi a casa. Le mogli facevano amicizia tra di loro e io intensificavo i rapporti. Il problema sorse con il passare degli anni».
Che tipo di problema?«Cominciai a cambiare moglie spesso e così un po’ le amicizie si perdevano. Ma nel frattempo mi ero garantito l’appoggio di altri club».
Divenne consigliere federale e vice presidente del centro tecnico di Coverciano. «Negli anni in cui non esisteva la figura di un presidente. In pratica a Coverciano decidevo io».
Funzionava? «C’era Boniperti fisso come consigliere federale. Qualcosa diceva all’orecchio del presidente, ogni tanto andava a lamentarsi, io me ne accorsi».
Così decise di andare a parlare all’altro orecchio. «Esatto. Mi misi in testa una cosa: avrei dovuto sacrificare il mio tempo libero, le vacanze e anche giorni di lavoro pur di contare qualcosa all’interno del Palazzo.Dovevo fare gli interessi del mio Napoli, così come Boniperti curava quelli della Juventus ».
Oggi ha un peso politico occupare quelle poltrone?«Non mi pare che Lotito e la Lazio si lamentino spesso. Non capisco perché debba starci lui e non una società come il Napoli».
Tratto