Dunque, sarà il Comune a fare il restyling del San Paolo, investimento da 25 milioni attraverso un mutuo contratto con il Credito sportivo. La struttura di Fuorigrotta sarà resa nella sostanza più sicura e più accogliente, ma non muterà aspetto, non sarà lo stadio dei sogni, non sarà del tipo di quelli che si vedono in Germania o in Inghilterra per essere chiari. La pista di atletica resterà e non si avvicineranno gli spalti al terreno di gioco. L’investimento di Palazzo San Giacomo viene motivato così: il Comune, in quanto ente pubblico e proprietario dell’impianto è tenuto a garantire sicurezza, la fruibilità a tutti dei locali dell’impianto, perché pubblico, e decoro, non altro. È tecnicamente impossibile fare altri tipi di intervento senza l’ausilio dei privati, in questo caso la Società Calcio Napoli, perché non si potrebbero giustificare innanzi alla Corte dei Conti investimenti su un bene pubblico di tipo non strutturale. È stato possibile accedere al Mutuo da parte dell’amministrazione perché conti alla mano, la manutenzione dello stadio di Fuorigrotta costa mediamente oltre tre milioni l’anno e se non si fosse messo mano «all’adeguamento funzionale» la cifra sarebbe anche aumentata nei prossimi anni. Quindi, ristrutturando adesso si prevengono – questo il ragionamento – più ingenti danni alle casse dell’Ente nei prossimi anni. Detto questo, resta un dubbio di natura diciamo così politica: il patron Aurelio De Laurentiis aveva presentato al Comune nell’estate del 2015 un progetto dal valore di una trentina di milioni che invece avrebbe trasformato la struttura, un progetto firmato dall’architetto Gino Zavanella, che non prevedeva la pista di atletica, ma l’avvicinamento degli spalti, la capienza a 40mila posti e una trasformazione sostanziale della struttura. La domanda è: perché non si sono uniti i finanziamenti per fare un rewamping radicale dello stadio? Se è vero che De Laurentiis potrebbe ancora integrare il progetto, è anche vero che il San Paolo è entrato a fare parte del lotto degli impianti da utilizzare per le Universiadi del 2019, e il Patron a questo punto potrebbe intervenire solo dopo il 2019. Si potrebbe spiegare così la telefonata fatta al governatore Vincenzo De Luca, come rivelato dallo stesso presidente della Regione, per chiedere che possibilità ci sono di ottenere il Collana. Cosa significa? Che De Laurentiis avrebbe individuato nella struttura vomerese il «gioiellino da 20mila posti» che intenderebbe costruire per gli azzurri. Torniamo ai lavori che effettuerà il Comune a partire da novembre. Appunto «l’adeguamento funzionale» come la riduzione della capienza in 8-9000 posti dei settori più popolari così come da normative europee. Da 62mila e 200 si scenderà a 52mila spettatori. E non per accontentare il patron Aurelio De Laurentiis ma perché dovendo sostituire tutti i sediolini – con quelli a norma che sono più grandi e confortevoli – si perderà spazio e dunque scenderà anche la capienza. Il San Paolo avrà un deciso «adeguamento funzionale». Che tipo di lavori si faranno e in che tempi? Subito – vale a dire entro ottobre-novembre partiranno i cantieri per accontentare la Uefa e non fare avere agli azzurri problemi di agibilità, serve il ripristino della sicurezza e qui si punta a rifare l’impianto antincendio. Quindi per l’accoglienza la ristrutturazione della tribuna stampa e degli spogliatoi nella consapevolezza che partecipando il Napoli alla Champion saranno in città giornalisti provenienti da tutto il mondo e squadre provenienti da tutta Europa. Costo dell’operazione meno di un milione. Il grosso dei lavori partirà entro l’inizio del prossimo anno e saranno affidati alla Napoli servizi società interamente del Comune. E questo perché in questo modo si evitano perdite di tempo dovute ai troppi passaggi burocratici. Riepilogando, quali sono i lavori importanti da affrontare? Sono 17 come si legge nella delibera che porta la firma dell’assessore allo Sport Ciro Borriello in barba a ogni scaramanzia. Ecco l’elenco: al primo posto e non a caso, la «sostituzione della totalità dei sediolini». Poi «sistemazione e impermeabilizzazione delle gradinate», «sistemazione dei piazzali». In questa direzione vanno gli interventi di «ripristino e messa in sicurezza dei cancelli interni e di intercorsa, delle ringhiere, dei pali dell’illuminazione nonché delle opere in ferro». La «messa in sicurezza delle carpenterie metalliche e delle bullonature», «la messa in sicurezza della copertura esistente con integrazione analoga «laddove è necessario». E questo significa che non ci sarà una nuova copertura, ma quella vecchia rimessa a nuovo con tutti i problemi che provoca alla staticità dei palazzi circostanti l’impianto. Per i cittadini residenti nei pressi del San Paolo, invece, si provvederà «al contenimento delle emissioni sonore». Presumibilmente saranno installati dei pannelli fonoassorbenti. «Il rifacimento dei bagni esistenti» e soprattutto «la realizzazione di nuovi blocchi bagni». E ancora, saranno ritinteggiate tutte le parti in ferro, rifatti tutti gli uffici interni al San Paolo, abbelliti i blocchi di cemento perché pitturati, verranno rifatti tutti gli impianti di videosorveglianza. E, naturalmente, anche i tornelli beneficeranno di questo «adeguamento funzionale».
Fonte: Il Mattino