Ha spinto, ha temuto di perderlo quando il Liverpool ha mostrato interesse, prima di defilarsi. E l’ha poi riabbracciato, felice come un bambino che incontra il suo supereroe. Storia verosimile di un idillio nato per caso a Empoli e rinsaldato a Napoli, dove Sarri e Zielinski si sono ritrovati. Entrambi diversi, con pressioni e aspettative quintuplicate rispetto al passato, quando la provincia fungeva da trampolino di lancio. Ora la Champions, le ambizioni e i traguardi importanti da tagliare insieme. Uno in funzione dell’altro: l’allenatore se lo coccola, lo gestisce e gli dà spazio, nonostante una concorrenza da fa tremare i polsi. Un po’ per Hamsik, un po’ per Allan, ovunque con qualità e dedizione. Si è inserito nel nuovo contesto tecnico-tattico con la naturalezza del veterano a dispetto della carta d’identità che svela quei ventidue anni che lasciano intravedere margini di miglioramento ancora ampi.
Bastone e carota che sabato sera, dopo il successo con il Bologna, non ha esitato un attimo nell’ammonire il suo pupillo: «Secondo me deve difendere meglio, è stato poco aggressivo quando ci siamo abbassati. Lui poi ha una tecnica ed una accelerazione che davanti è straordinario, ma ci deve dare di più, è giovanissimo e crescerà. Questo ruolo poi lo fa da 30 partite, non da 200. Ha talento, se migliora 2-3 cose diventerà importante». Già perché Piotr nasce trequartista in Polonia ed arriva da “10” a Udine. Poi la riconversione, pensata da Sarri a Empoli e accettata di buon grado dal calciatore che ha così scoperto di possedere grandi doti da mezzala. Un ruolo che ora sente suo, al netto dei difetti da correggere, puntualmente sottolineati dall’allenatore. Fonte: Il Roma