Da calciatore era un’ala sinistra di quelle che ormai non si vedono più sui campi di Serie A. Anni e anni di militanza nella massima serie italiana, ora è pronto a ripercorrere le stesse orme ma da allenatore. Ecco quello che ha rivelato, in esclusiva, ai nostri microfoni:
Mister, è arrivato da poco nel club. Ha guidato la squadra per una manciata di partite e ha subito salvato il Valdiano. Come ci spiega queste ultime gare e cosa ci dice sul futuro di questa società?
“C’è poco da spiegare sulle ultime partite: l’importante era salvarsi. Ci siamo riusciti, facendo un miracolo e siamo contenti. Quest’anno siamo ripartiti, speriamo tutti, sia io che la società, di fare qualcosa di meglio partendo dall’inizio. Il gruppo è abbastanza numeroso, sono arrivati tanti ragazzi nuovi, sia under che over. E io ci credo, ci credo tantissimo in questo gruppo”.
Ci crede e mette in campo i suoi ragazzi con un 4 – 3 – 1 – 2. Come mai, visto che da calciatore giocava da esterno di centrocampo?
“Il nostro gioco non comprende esterni alti perché non ne ho di veri in squadra. Ormai questo ruolo sta sparendo, anche nelle categorie più importanti. Proviamo con questo modulo, ma non vuol dir nulla: vediamo quale sarà quello più adatto per i calciatori che scenderanno in campo. Secondo me non è importantissimo, conta più credere nel lavoro”.
Da calciatore, con la casacca della Juve, vinse il torneo di Viareggio e il campionato Primavera. Quale consiglio vuole dare ai giovani calciatori del Valdiano per la loro crescita?
“Consiglio loro di lavorare e crederci, cercando di migliorare ogni giorno sempre di più. Se lavori, riesci a credere in quello che fai e puoi ottenere qualcosa. Poi non so dove potranno arrivare, dipende sempre dalle loro qualità”.
Dal 1994 al 2000 ha girovagato tanto, poi ha trovato stabilità in A con le maglie della Lazio e del Chievo. Nessuno le ha regalato niente in questo mondo.
“Hai detto bene. Nelle giovanili della Juve ero una promessa, poi, quando ho cominciato nelle categorie professionistiche, ho avuto qualche difficoltà. Però mi sono servite per crescere. Ho impiegato più tempo rispetto a quelle che erano le premesse, e le promesse, per arrivare poi, però, sono abbastanza soddisfatto di quanto fatto. Avrei potuto fare qualcosa in più, ma, alla fine, ho ricevuto quanto dato”.
Capitolo Nazionali. Ha aspettato l’Italia, poi è arrivata la Costa d’Avorio: esordio con gol. Che valore ha avuto questa esperienza?
“Sì, ho aspettato e creduto nella convocazione italiana. Trapattoni mi chiamò, mi disse che mi stava seguendo e io ci credevo per davvero. Poi non è arrivata perché in quel periodo c’erano calciatori molto bravi. Allora abbiamo provato con la Costa d’Avorio: sono tutte esperienze che fanno bene al bagaglio personale, anche quello culturale. Viaggi, impari cose nuove e tutto questo serve nella vita”.
Abbiamo parlato tanto del passato, ora tocca al futuro. Cosa si sente di promettere ai supporters del Valdiano?
“Promesse nulla. L’unica cosa che mi sento di dire che mi sento me stesso e mi diverto a insegnare calcio a questi ragazzi. Vedo che ci tengono, apprendono e ciò che verrà sarà tutto guadagnato. Io ci credo, e spero che lo facciano anche loro”.
Per ora guarda la Serie A da spettatore, presto, speriamo che la viva da protagonista. Un suo commento sul prossimo campionato.
“ Per ora alleno il Valdiano in Eccellenza perché mi piace, mi diverte. Ho trovato delle persone serie e genuine in società, quindi qui ci sto bene perché mi sento uno di loro. La Serie A è sempre la stessa, con la Juve a farla da padrona e le altre che provano a raggiungere il suo livello. Sicuramente i bianconeri faranno qualcosa in più, ma non si sa mai perché è sempre il campo a decidere. Vediamo come si comporteranno Roma, Inter e Napoli, anche perdendo Higuain”.
A cura di Francesca Flavio