Il fotografo ufficiale della SSC Napoli ci ha regalato alcuni “frame” della sua lunga carriera, macchina fotografica alla mano. Eccoli:
Uno sport così dinamico come il calcio conserva tutta la sua bellezza anche attraverso un’arte statica come la fotografia. Cosa ci dice in merito?
“Non credo che la fotografia sportiva sia così statica. Una foto statica potrebbe essere lo still life o quella da posa. Il fotografo è come il medico: tutti sono dottori ma poi ognuno ha una sua specializzazione. Questa è la mia considerazione del lavoro, dopo tanti anni in cui ho esercitato questa professione. Ognuno usa la macchina fotografica, però in modo differente e, per me, quella sportiva è una foto dinamica”.
Usa la macchina fotografica e deve cogliere l’attimo, percependolo prima degli altri. Un po’ come Jorginho quando vede la giocata in anticipo?
“Ecco, brava. Ti sei risposta da sola alla prima domanda. La fotografia sportiva è dinamica proprio perché devi cogliere l’attimo mentre il calciatore sta calciando o, addirittura, anticipando ciò che può succedere. Altrimenti non riesci a immortalare il gol o l’esultanza. Devi essere sempre distaccato dal tifo e dal concetto di tifoso. Nonostante sia un supporter napoletano, non posso esultare. Questa è un’altra limitazione ma aiuta a fare delle fotografie migliori”.
La fotografia nasce in bianco e nero, per poi evolversi a colori. C’è una foto del passato che ricorda con piacere? E perché?
“Non posso che non ricordare le foto fatte a Maradona, proprio perché sono stato il suo fotografo in campo. Non posso che fare riferimento a lui, un campione in tutti i sensi: campione di calcio, come uomo e in quanto oggetto di fotografia. A proposito di uomini che sono andati alla Juve che, secondo me, apro una parentesi personale, sono argentini atipici”.
In un ritiro estivo emerge sempre la passione e l’entusiasmo dei tifosi. Se dovesse riassumere in uno scatto questo Dimaro 2016, quale sceglierebbe?
“Ma, sceglierei l’esultanza della gente quando ascolta la musica della Champions League. E’ una scena che mi è rimasta dentro, oltre ad avermi emozionato molto. Avrei potuto dire quando si saltella contro una squadra o contro chi ha tradito il Napoli, come Higuain o qualcun altro. Però dico quella lì perché sento proprio il calore del vero tifoso che sente questa manifestazione e questo inno”.
Chiudiamo con un aneddoto. Lei vive i calciatori, giorno per giorno, in campo: c’è un episodio che ricorda con piacere dei vari Mertens, Jorginho o Reina?
“Questo è un gruppo stupendo, meraviglioso, che lavora all’insegna dell’allegria. Non c’è un trascinatore vero e proprio, ma parecchi. Se dovessi fare un elenco, direi Insigne, Mertens, Dezi o Callejon. Lo spagnolo sembra serio, ma fa un sacco di scherzi. E’ un bel gruppo e rispecchia quello che si è visto l’anno scorso, affiatato e all’insegna dell’unità. Per questo, poi, sono arrivati i risultati. Non credo tanto nell’esplosione di questo o di quel calciatore, né di quello che ha realizzato 36 gol. Il secondo posto è frutto di un lavoro del gruppo e vedremo se Higuain riuscirà a ripetersi, ma non penso che alla Juve ci sia lo stesso clima e la stessa allegria che si respira qui”.
E Sarri? Tra caffè, sigarette ed espressioni cinematografiche.
“Sarri non chiede altro alla sua vita che fare bene il suo lavoro. E’ un tipo molto meticoloso. Fumare e bere caffè fa male: mi auguro che smetta con le sigarette e beva meno. Sa quello che vuole dalle squadre che allena, l’anno scorso ha avuto il massimo. E’ nel suo dna cercare di far esprimere tutti al meglio. Ripeto, non a caso Higuain ha ottenuto grandi risultati grazie al lavoro di Sarri e del gruppo”.
A cura di Francesca Flavio