Doveva essere il giorno di Higuain, sarà quello di Insigne. Mai così atteso a Dimaro, nel day after post Higuain. Di solito è un calciatore che ha bisogno di affetto, lo reclama a gran voce prima, durante e dopo le partite. Stavolta è l’opposto, straziata dal tradimento del Pipita, è la tifoseria che reclama coccole. Lorenzinho torna bello carico, il suo Europeo lo ha vinto, sempre pronto quando Conte ha avuto bisogno di lui, un palo appena entrato in campo contro l’Irlanda, il cambio di gioco che ha innescato l’azione del 2-0 contro la Spagna. Insigne, tra l’altro, si lascia alle spalle la miglior stagione di sempre nel Napoli, con 12 gol e una sola partita saltata in campionato. Oggi la gente a Dimaro lo aspetta perché sente il bisogno di identificarsi in un giocatore che non la tradirà. Non sono state sempre rose e fiori. Giusto due anni fa, proprio a Dimaro, Insigne fu insultato dai tifosi (!) perché da tempo si era chiuso in un ostinato mutismo. Mise in imbarazzo persino Nicola Lombardo, direttore dell’area comunicazione, che alla presentazione ufficiale della squadra lo invitò esplicitamente «Lo so che sei timido ma qualcosa devi dirla, se vuoi anche in napoletano». Mutismo assoluto e valanga di fischi. Avvenne ancora peggio qualche mese dopo quando l’attaccante, contestato da un pubblico che non perdona nulla ai giocatori della propria città, gettò nervosamente la maglia sulla panchina, durante il preliminare Champions con l’Athletic Bilbao. Col tempo, il rapporto è maturato, in sintonia con la crescita del ragazzo. Ma non tutti i nodi si sono sciolti, il più spinoso resta quello del contratto, in scadenza nel 2019, che da due anni non viene rinnovato. Agenti e società lavorano in questi giorni per un allungamento. Sembra una questione di prestigio, più che di soldi: Insigne vuol sentirsi al centro del progetto e legarsi a vita.
Fonte: gasport