Il giorno più lungo inizia alle sette e dieci. Per ora è una mattina grigia, piena di pioggia. Ed è grigia anche la faccia di Maurizio Sarri. Anzi pallida, scolorita. Arriva nella hall dell’hotel Rosatti, saluta quelli del suo staff senza molta convinzione e si ficca le mani in tasca. È molto nervoso, irato. La sua non deve essere stata una bella nottata. Aspetta De Laurentiis, il cui feeling mai come in questo periodo è totale: «È fatta, l’hanno preso», gli sussurrano. Nella notte, il tradimento tanto atteso è consumato. Lui considerava Gonzalo un figlio adottivo, esattamente come lo era Bruto per Giulio Cesare. Alla fine Sarri non vuol sapere neppure come siano andate le cose: non chiede altro, sa che il Napoli ha fatto l’impossibile per trattenerlo. Da quando è iniziato il raduno, da quando Sarri è qui in Val di Sole, mai neppure una volta ha chiamato il Pipita per chiedergli le sue intenzione, per domandargli se tutto quel veleno gettato dal fratello-manager corrispondeva al suo pensiero. E mai, neppure una volta, Gonzalo ha chiamato Sarri per confidargli la sua decisione. L’incontro di Folgarida con i tifosi annullato la sera prima era stato il segnale chiaro di qualcosa che stava per succedere, di una minaccia imminente: ma Sarri fino alla fine ha sperato che, in un modo o in un altro, il suo pupillo recitasse la parte del figliol prodigo: «È come un secondo padre, sottolinea sempre i miei aspetti negativi. E io glielo consento», ha ammesso Gonzalo. Già, un altro tradimento nel tradimento: quello di Higuain a Sarri. Il tecnico parlotta in sala colazioni con Calzona e Bonomi, prima di andare sul campo di Carciato: è agitato, nervoso. Ma non è sorpreso. Non avrà un curriculum da grande allenatore, ma conosce gli uomini come pochi altri. Compreso Higuain.
Fonte: Il Mattino