In occasione del convegno sul rapporto tra calcio e legalità, organizzato dal Club Napoli Bologna in quel di Dimaro, ilnapolionline ha intervistato in esclusiva Sandro Ruotolo. Ospite d’eccezione dell’evento, il noto giornalista si è espresso su temi sociali a lui molto cari, senza denigrare qualche passaggio sul “nuovo” Napoli di Maurizio Sarri.
Come si può cancellare il luogo comune per cui un ultras è giocoforza etichettato violento?
“Senza entrare troppo nella sociologia, ciò che avviene all’esterno entra inevitabilmente dentro qualcuno. I primi sei giorni della settimana sono vissuti in serenità mentre la domenica poi si dà libero sfogo di ciò. La storia recente, comprese le inchieste giudiziarie, però ad una bella differenza: tra i Napoli Club e gli ultras. Il Napoli Club Bologna è un esempio di tifo organizzato come deve normalmente essere, cercando di allargare il fenomeno. Il mondo degli ultras è facile da arginare, io posso capire l’identità e l’idea di stare insieme di questi giovani delle periferie in particolare. Segue però il rispetto delle regole, un punto essenziale per cui non si può giustificare un atto di violenza: è inaccettabile che venga ucciso un poliziotto o un tifoso di un’altra squadra. La morte di Ciro Esposito ha in sè un elemento di razzismo, un fenomeno che dura da tempo e che sta prendendo ultimamente una piega insopportabile. La Federcalcio e le organizzazione prevedono multe intorno ai 15 mila euro che dovrebbero secondo me aumentare, si dovrebbero chiudere di più gli stadi perchè il livello non è accettabile: dire “non sono razzista ma…” significa essere razzista. Sono stato testimone, durante la scorsa stagione, di due episodi emblematici: uno di Bologna-Napoli, quando dalla tribuna accanto alla Bulgarelli sono partiti cori razzisti, l’altro più eclatante di Lazio-Napoli, quando l’arbitro ha dovuto sospendere. In questi anni non siamo rimasti al punto di partenza,grazie alla tessera del tifoso, i daspo e l’idea di associare il livello di sicurezza negli stadi alle società. Tuttavia ultimamente c’è un ritorno alla violenza non accettabile perchè è bello ad esempio vedere qui a Dimaro tante famiglie. Ma quante famiglia si vedono al San Paolo? Dopodichè lo sfottò, la creatività, lo stare insieme ci stanno tutti: la discriminante è l’atto di violenza, è la corruzione, è il calcio scommesse, è il bagarinaggio. Non è accettabile che un biglietto costi 400 euro, soprattutto per una famiglia: ci sono tante persone per bene che non delinquono e noi dobbiamo stare con quelle.”
In che modo il calcio può essere un fenomeno aggregante e salvare tanti ragazzi dalla strada?
“Io ho un esempio straordinario di un ragazzo, frequentante il mitico Parco Verde di Caivano, recentemente salito alle cronache per la storiaccia di Fortuna e del bambino, e del quartiere in cui vive Don Patricello, il parroco della terra dei fuochi. Ma è soprattutto il quartiere di Bruno Mazza, un ragazzo che è stato il braccio di un capo clan, finito addiritura in galera dove ha scontato parecchi anni e, nel frattempo, ha perso un fratello morto di overdose, causatagli dalla droga che i suoi amici vendevano. Bruno è cambiato, da solo ha combattuto una battaglia per aprire un campetto di calcio, vinta, e salvare i ragazzi del muretto dalla strada: ragazzini, adolescenti ma anche bambini. Togliendoli dalla strada e tenendoli occupati, si capisce come lo sport faccia miracoli: vale più una partita di pallone che un convegno.”
Da quel che ha visto a Dimaro, che stagione si preannuncia e si aspetta dal Napoli?
“Il Napoli può arrivare intanto dove già è arrivato, io mi sono divertito tantissimo l’anno scorso. Ho visto un calcio divertente, siamo arrivati secondi e soprattutto in Champions League. Il vero punto di domanda è il futuro di Higuain: la questione Higuain è una partita a scacchi. Parlando da tifoso e non da esperto, mi auguro che la vicenda non si protragga fino al termine di agosto perchè, in base a come si concluderà, il presidente ed il Napoli faranno determinate scelte. Se dovesse restare Higuain, si avrà bisogno di 4 coperture, in caso contrario ci sarebbe da costruire la squadra che scende in campo il 20 agosto ma anche la squadra del futuro, con tanti soldi a disposizione. Quando è andato via Cavani sembravamo morti, poi però sono arrivati Reina, Callejon e altri, praticamente la squadra di oggi.”
Cosa serve sul mercato a Sarri, riferendosi più a profili che calciatori nello specifico?
“Sarri ha bisogno di un secondo portiere, a prescindere dalle condizioni di salute di Pepe Reina. Loro devono giocare in campionato, Champions e Coppa Italia. Poi le parole di De Laurentiis sono state chiare: il reparto che va rinfrozato è quello alle spalle di Callejon e Insigne. C’è bisogno del centrocampo ma anche della difesa, dove c’è da capire la questione Koulibaly. Il giocatore è nel cuore del presidente ma di fronte ad un’offerta importante, lo vendi. Tutto si modula su due ipotesi: se resta Higuain, c’è bisogno di una rosa di 18 calciatori e non di 14-15 come lo scorso anno. Se resta Gabbiadini, l’attacco è sistemato, ma in generale la squadra c’è, non bisogna smonatrla ma ritoccarla perchè siamo arrivati secondi e ci siamo divertiti con un calcio e tifo spettacolare e straoridinario Se va via Higuain comunque urgono pezzi importanti, al netto dei 94 milioni più gli introiti della Champions League: il presidente, imprenditore ma anche tifoso, deve investire e non può pensare solo alle plusvalenze, fermo restando che il tifoso non deve dimenticare cosa lui ha fatto 12 anni fa.”
A cura di Mario De Martino