Se vi aspettate il solito articolone di mercato, pieno di nomi, cifre e termini tecnici, vi avviso subito: lasciate perdere. All’interno di questa commedia umana chiamata calciomercato, la bonarietà non esiste. Esistono solo interessi, congetture, ipotesi azzardate e, infine, le mie preferite, i nomi-random sparati sulle prime pagine, perché anche noi giornalisti in qualche modo le bollette dobbiamo pur pagarle.
Eppure, tutto questo, in una città come Napoli, va ad amplificarsi. Qui è sempre così. Siamo una cassa di risonanza, dove le voci di mercato rimbombano e diventano stordenti. Se ha fatto rumore il rifiuto di Lapadula, immaginate la bomba rilasciata da Higuaín-fratello a nome di Higuaín-giocatore. I napoletani, che di cinema ne capiscono, questo film sembrano averlo già visto. Ben altri erano i protagonisti, però, anche se la terra di provenienza era sempre quella: il Sud America. Bel posto, lì di calcio si vive, proprio come all’ombra del Vesuvio. Forse per questo, la connessione tra questi due poli continua e continuerà ad esserci. E proprio come i sudamericani – gli argentini in particolar modo – i napoletani sono un popolo che difficilmente dimentica, nel bene e soprattutto nel male.
Con Higuaín, però, secondo me è affare diverso. Stiamo parlando di un giocatore che ha fatto la storia. Trentasei reti in trentacinque partite. Un bottino messo a segno non certamente in un calcio anni ’50, fatto di dopolavoro e contratti firmati in locanda. Stiamo parlando di Gonzalo Gerardo Higuaín, l’uomo che è stato la storia e che tuttavia potrebbe esserlo ancora. Ha sfiorato Diego in questa stagione e i napoletani di questo se ne sono accorti. Ma l’ha sfiorato, appunto. Manca ancora qualcosa, uno scudetto, esattamente. L’Higuaín-fratello, agente dell’Higuaín-giocatore, è stato, però, inequivocabile: “Con questo Napoli non rinnoveremo. Vogliamo vincere e il progetto propostoci da De Laurentiis ad inizio avventura, non è stato ancora realizzato”. Eccola, la bomba.
Ci troviamo all’interno di un mercato molto, molto strano, dove la Juve riesce inverosimilmente a migliorarsi e con il Napoli che dopo aver preso Tonelli, ha incassato tanti no e pochi “Ci vediamo a Dimaro”. E non è tutto, perché nonostante i tanti rifiuti, ora gli azzurri rischiano di vedersi privati della propria punta – in tutti i sensi – di diamante. E’ la nausea dell’attesa, con la società che ora si chiude nel silenzio e che a differenza di quanto fatto con Koulibaly, stavolta cerca di evitare a tutti i costi lo scontro frontale. Nella città c’è un aurea di suspence, perché magari il film sarà anche lo stesso visto in passato con Lavezzi e Cavani, ma stavolta il finale è leggermente diverso. Mettiamola, così: quando ad andare via fu El Matador, bene o male, nel sempre lodato fantamercato da bar, qualche sostituto papabile e di livello usciva, tra cui lo stesso Higuaín. Adesso, invece, i napoletani non sono sicuri.
Per migliorare il Pipita della stagione di grazia 2015/2016, occorrono solamente Lewandowski e Suarez, ma ad occhio e croce direi che sono fuori portata. In più, a complicare la situazione, interviene il fatto che l’argentino può essere monetizzato al massimo della propria clausola solamente se rinnova, o quantomeno viene ceduto all’interno di questa finestra di mercato. Già, perché un giocatore che l’anno prossima si avvia verso la scadenza – fissata il 30/06/2018 – non è sicuramente vendibile a 94.7 milioni di euro. Per farla breve, il Napoli rischia di non poter incassare tutti soldi della clausola.
E la domanda che affligge la piazza è: “Se Higuaín parte, chi prendiamo?”. Ci sono infinite variabili all’interno del gioco del mercato. La società potrebbe tanto rafforzare difesa e centrocampo, puntando – perché no – su Gabbiadini come titolare, tanto potrebbe riversare i soldi della clausola in un grande nome, pronto a non far rimpiangere il Pipita. Una cosa è certa: questo Napoli va migliorato in ogni settore, perché Higuaín o non-Higuaín, l’anno prossimo si troverà ugualmente – e direi ovviamente – senza un giocatore da 36 reti in 35 partite.
Sedetevi comodi, quindi. La partita di poker più lunga dell’estate è solamente agli inizi. Higuaín-agente ha appena rilanciato, mettendo sul tavolo un bel “Noi vogliamo vincere, altrimenti, tanti saluti e amici come prima”. De Laurentiis, nel proprio silenzio, studia l’amico-avversario: vedrà o passerà la mano?
Io, nel frattempo, mi affido al buon vecchio Rino Gaetano: “Chi vivrà, vedrà!”.