Il verdetto negativo è puntualmente arrivato. Paganese bocciata in prima battuto dalla Covisoc per irregolarità riguardante vecchi tributi con fisco ed enti previdenziali. C’è tempo fino a domani per mettersi in salvo e scongiurare l’addio degli azzurrostellati al calcio professionistico proprio in coincidenza con il novantesimo anno di vita del club. In merito alle motivazioni, la Paganese di
Raffaele Trapani si è espressa attraverso il portale ufficiale. Il passaggio saliente delle dichiarazioni societarie post-bocciatura insiste sull’illegittimità delle porte sbattute in faccia alla voglia di mettersi in regola attraverso un piano pluriennale di ammortamento: «La società attraversa, come molte altre aziende italiane, specie nel Sud, un momento di crisi. L’art. 182 ter L.F. prevede, proprio per questi casi, un procedimento di risanamento nell’ambito del quale si colloca la possibilità di una transazione con il fisco. A questo fine è stata presentata un’istanza sin dal 2 dicembre 2015. Da quel momento, vi sono stati vari momenti interlocutori, ma mai una presa di posizione chiara e definitiva degli uffici fiscali, nonostante numerosi incontri nei quali abbiamo fatto presente l’urgenza di una loro decisione. Una risposta negativa è pervenuta solo lo scorso 8 luglio ed essa appare assolutamente illegittima in quanto non ha tenuto conto della serietà e della ragionevolezza del piano di rientro che era stato proposto».
Le speranze, dopo il no ribadito dalla Direzione Provinciale di Salerno dell’Agenzia delle Entrate sono ora essenzialmente riposte in un parere di segno opposto al primo che dovrebbe arrivare, in tempi strettissimi, dalla Direzione Regionale dell’Agenzia stessa. In ballo, secondo l
Nel frattempo la Paganese, oltre a sperare ed a lavorare a tutti i livelli per poter arrivare all’iscrizione coi tempi supplementari (l’anno scorso arrivò addirittura ai rigori con la sentenza del Collegio di Garanzia), aggiunge che «la società si batterà con tutte le sue forze contro l’esclusione dal campionato, che significherebbe non solo distruggere una storia che dura da 90 anni, ma anche la chiusura di un’azienda che rappresenta un elemento di coesione del nostro territorio, un’occasione di lavoro per circa cinquanta addetti ed una prospettiva per tutti i giovani talenti che vogliono coltivare la passione per il calcio».
Tra le righe, ma non troppo, si nota un invito alla mobilitazione rapida e concreta della città, dalle istituzioni a tutti quelli che in qualche modo possono adoperarsi per scongiurare il peggio. Basterà?
Corriere dello Sport