“È sempre più difficile – nel pazzo mondo del calcio di oggi – acquistare un giocatore doc, diciamo un campione, per tentare di stare al passo con i più forti in campo nazionale ed internazionale. I cartellini sono alle stelle e i saldi sono sogni in un cassetto di cui si è perduta la chiave. Da anni il mercato è una bolla finanziaria mossa dai mercanti del tempio-calcio: i procuratori che tutto possono, che ricattano le società di appartenenza dei loro assistiti, che giocano su più tavoli o tavolette (questa vince e questa perde) e intanto vincono sempre loro. Nel gioco delle parti vanno considerati i ricchi club che possono permettersi esborsi ultramilionari che fanno lievitare i costi di illustri Carneadi. Faccio sempre l’esempio di Otamendi, il centrale argentino acquistato un anno fa dal City per quarantacinque milioni! Ne vale, ad essere generosi, una quindicina. Non di più. Finché ci saranno gruppi finanziari in cerca di visibilità attraverso il calcio, vedi i cinesi impossessatisi dell’Inter e quelli in attesa di entrare nel Milan, e sceicchi e burocrati dell’Est e petrolieri d’assalto pronti a spendere ed a spandere (spendi spandi/spandi spendi effendi, cantava Rino Gaetano) la competizione sarà sempre più illusoria. Meglio: uno sfizio per pochi intimi. Il calcio globalizzato al passo coi tempi: in pochissimi a poter bruciare vagonate di milioni e tutti gli altri a guardare, come le stelle di Cronin.
Chi ha la bontà e la pazienza di seguirmi sa che ragiono (cerco di farlo) con la mia testa non avendo mai fatto parte di alcuna parrocchia – e tra l’altro, da ragazzo ho indossato la divisa scout – e quindi sono libero di dire ciò che penso. Nella battaglia web scorgo due eserciti: uno con la divisa dei “papponi”, l’altro con quella degli “aureliani”. I primi sono coloro che criticano De Laurentiis incolpandolo di avere il braccio corto e di pensare più a travasare nelle casse della Filmauro i proventi del Napoli calcio che a mettere su lo squadrone agognato. I secondi costituiscono il gruppo dei soddisfatti nonostante tutto perché sostengono che senza De Laurentiis il Napoli sarebbe scomparso.
Personalmente, sostengo che Aurelio Primo faccia bene a non cedere a provocazioni e ricatti di giocatori e procuratori. Semmai dovrebbe battersi in Lega per trovare quanti più alleati possibili nella campagna di moralizzazione. Quanto alla struttura societaria non posso non essere critico. Un uomo solo al comando va bene per il ciclismo. Nel calcio le deleghe affidate a persone competenti sono una necessità. In sintesi: il presidente faccia il presidente, l’amministratore delegato tenga i conti e sottoscriva i contratti, il ds guidi i suoi talent scout alla ricerca di un nuovo Pogba a costo zero.
Intanto, in attesa dei colpi futuri (almeno due, me lo sento), porgo un saluto di benvenuto a Tonelli che vale due Otamendi”.
A cura di Adolfo Mollichelli