«Non acquisterò mai un calciatore che rifiuta di cedermi integralmente i suoi diritti di immagine, perché io non ho mai fatto un film senza avere i diritti di immagine degli attori». Il presidente De Laurentiis ha spiegato in una intervista a «Monaco Hebdo», magazine distribuito a Montecarlo, questo particolare aspetto dei contratti dei calciatori del Napoli, che a volte ha ritardato (o impedito) gli accordi. Il club esige dai giocatori, prima di tesserarli, che cedano i diritti di immagine e annullino i contratti esistenti. Vi sono state eccezioni, come nel caso di Higuain: tre anni fa, al momento della firma con gli agenti del Pipita in arrivo dal Real Madrid, venne stabilito che le parti avrebbero diviso gli introiti al 50 per cento. Nel 2009 stava per saltare il tesseramento del portiere De Sanctis, perché c’erano resistenze a disdettare il contratto con un’azienda di abbigliamento sportivi, e un anno fa il difensore Astori, poi passato alla Fiorentina, si fermò davanti al complesso contratto di immagine. «Io ho deciso di fare per tutti i calciatori gli stessi contratti che propongo agli attori di cinema. E ho fatto per l’allenatore della squadra lo stesso contratto che propongo a un regista. Sono dei contratti precisi, di 120 pagine. Tutto il mondo mi ha preso per un folle», ricorda De Laurentiis. «Io ho 67 anni, ma guardo sempre al futuro, mai dietro. Non ho mai detto: si è sempre fatto così, dunque non si può cambiare». Ricostruito nell’intervista l’acquisto del Napoli. «Lo presi perché la napoletanità è il senso della vita, il pepe e il sale in ogni piatto. L’unica bella sorpresa fu che, anziché partire dalla quarta divisione (Dilettanti, ndr), mi venne concesso di cominciare dalla terza (Lega Pro, ndr)». Infine, un passaggio sul San Paolo (sono in corso le trattative per l’inizio dei lavori di restyling e la convenzione tra Comune e Calcio Napoli): «Bisogna battersi con il Comune che è proprietario dello stadio. Da 40 anni l’amministrazione non fa i lavori, mi concede lo stadio nel giorno della partita, non prima. Pago 1,5 milioni di euro per 25-28 partite all’anno. Io ho proposto di investire subito 3 milioni. E un anno fa ho presentato un progetto degli architetti che hanno realizzato lo Juventus Stadium, Gino Zavanella e Fernando Suarez. Ma il Comune lo ha rifiutato».
Fonte: Il Mattino