Una vita a scovare giovani talenti in campo ma anche fenomeni più o meno emergenti in panchina. Giorgio Perinetti da dirigente sportivo ha occupato tantissime scrivanie di serie A e B, compresa quella del Napoli. Oggi porta avanti un’affascinante scommessa: vuole regalare la A al Venezia targato Usa, attualmente in Lega Pro.
Intanto c’è il suo zampino nel passaggio di consegne in Nazionale tra Conte e Ventura. «Mettiamola così: mi fa piacere che il mio consiglio sia stato seguito».
Un suggerimento dato direttamente a Tavecchio? «Mi sarei comportato alla stessa maniera del presidente federale».
Nessuno meglio di lei conosce passato e futuro della panchina azzurra. «Ho lavorato bene e a lungo con entrambi. Conte l’ho avuto come giocatore alla Juventus e poi a Siena, quando era il vice di De Canio. E a Bari, quando prese altre strade, decisi di puntare su Ventura. Due amici, due lavoratori, due persone serie. Hanno molti tratti in comune, sono diversi in alcune sfumature ma tutto sommato due tecnici che si somigliano per il modo con il quale lavorano».
Una caratteristica simile? «La prima cosa che mi viene da dire è l’impostazione tattica. Entrambi nelle ultime stagioni si sono specializzati nel 3-5-2».
Un loro marchio di fabbrica? «Non direi, si sono adattati nel tempo. Prima impostavano le formazioni con il 4-2-4, poi il calcio è cambiato. Conte ci provò nei primi mesi di Juventus prima di passare quasi subito ai tre difensori e ai cinque centrocampisti».
Conte ha appena spiccato il violo, per Ventura la chiamata da Coverciano non arriva troppo tardi? «La sua carriera avrebbe meritato riconoscimenti del genere da parecchio tempo, Ventura ha raccolto poco rispetto a quello che ha seminato».
Pregi e difetti dell’uno e dell’altro? «Conte studia la gara in modo maniacale, prepara ogni minimo movimento e ogni giocata. Quello che accade in partita è la logica conseguenza del duro lavoro che viene svolto: in pratica le azioni che si provano in allenamento devono essere riproposte in partita. Ventura invece concede maggiore libertà ai calciatori durante il match».
Un bravo allenatore è colui che sa preparare le partite prima e gestirle durante. «Verissimo. Conte trasmette idee di gioco e una carica incredibile, Ventura è più camaleontico. Nell’arco dei novanta minuti può cambiare l’assetto della squadra anche quattro volte».
A livello di gestione dello spogliatoio? «Ventura avrà il problema che ha spinto l’altro ad andare via: è dura portare avanti un lavoro di selezione e non frequentare quotidianamente lo spogliatoio quando si è fatto questo per tutta la carriera».
Ci sono soltanto due anni prima del Mondiale: si deve proseguire con questo gruppo o apportare modifiche? «Qualcosina va cambiata. Ventura fa maturare in fretta i giovani e dà loro subito spazio. In questo è più bravo di Conte».
Fonte: Il Mattino