Emanuele Calaiò è stato raggiunto dal Corriere dello Sport. L’ex attaccante del Napoli ha parlato della sua esperienza nel club azzurro e del momento attuale della squadra.
Ischia, Napoli, un rapporto speciale… «Più che speciale. Non ho parole per esprimere ciò che trasmettono questi luoghi, questa gente. Tutti sanno che, dal primo minuto che ho indossato l’azzurro, dentro di me è scattato qualcosa di esclusivo. Tanto che, nemmeno quando potrei, mi riesce d’allontanarmi».
Gira, rigira: anche se chiude gli occhi e fa ruotare il mappamondo, il dito si posa sempre allo stesso punto. Indovinate un po’? Laddove ha giocato per un totale di quattro stagioni in due riprese. La prima volta per lei è stata travolgente, e la seconda (da gennaio a maggio 2013)? In effetti solo un’annusata… «Ci tenevo comunque a ritornare. L’andarmene così, un po’ di punto in bianco ed un altro po’ in sordina, mi aveva lasciato dell’amaro in bocca. Ma quella fu una mia scelta. A 25 anni avevo ancora tutta una carriera davanti e pensavo solo a giocare. Ciò che invece non mi si garantiva più a Napoli, dove per l’attacco furono fatte altre scelte, di tipo tecnico».
Lo stesso presidente non la prese bene… «Se fosse stato per De Laurentiis sarei rimasto a vita. No, dai, resta: sei una nostra bandiera. Aveva sempre parole speciali per me, del resto avevo contribuito a due promozioni, partendo dalla C. Ma so che allora la panchina mi sarebbe andata stretta. Quando decisi di tornare, cinque anni dopo, sapevo invece bene e sin da subito che avrei fatto la riserva. C’era Cavani, nel momento di massimo splendore, ma ciò che arrivò fu ugualmente appagante: debuttai in Europa da titolare, riuscimmo a qualificarci per la Champions. Diverse soddisfazioni me le sono tolte. Su tutte quella di rivivere appieno la città, di tornare a respirare l’aria di quello spogliatoio. Dove ero ben considerato, creavo gruppo e mi dilettavo ad organizzare cene».
Pensa mai al suo futuro, guardando anche più in là rispetto a quello prossimo? Insomma, tornerebbe in azzurro anche sotto altre “spoglie”? «Come no, magari… Sarebbe il massimo, sarebbe la principale opzione. Al Napoli non si dice mai di no. Mi piacerebbe in particolare assumere un incarico nel settore giovanile, impegnandomi a sfornare talenti. Oppure aprire un centro sportivo con mio cognato, proprio ad Ischia. Anche perché non sento di avere la vocazione da allenatore. Ma, per ora, penso solo a giocare: ho ancora tanta passione da vendere e nessuna voglia di fermarmi».
Giocherà di nuovo con lo Spezia? «Sto benissimo in Liguria, abbiamo fatto un ottimo campionato disputando i play off. Certo che rimarrei, fra poco raggiungerò i miei compagni in ritiro. Forse, però, l’orientamento lì è di svecchiare un po’ la rosa ed io non sono proprio di primo pelo».
Ma se potesse riavvicinarsi nella sua città d’adozione? Ci sono voci che la riguardano provenienti anche da Benevento… «Prenderei tali voci in seria considerazione. Anzi, dico di più, la mia disponibilità l’ho data. E’ una società seria, e in effetti tornerei a Napoli per poi fare solo il pendolare».
Il Napoli nel frattempo va sempre più forte: è tempo di calciomercato, nomi e profili circolano ad alta velocità. «Continuo a seguire tutto ciò che riguarda il Napoli. Siamo solo agli inizi e dei nomi che sento non ce n’è nessuno accostabile ad un top player. Tutti ottimi calciatori: Witsel niente male, Herrera lo conosco poco, De Sciglio perché no. Ma ci vorrebbe ben altro per ridurre quel gap che separa gli azzurri dalla Juve».
Suggerimenti da dare alclub azzurro? «Anzitutto trattenere i migliori, Higuain in testa, e poi assestare un paio di colpi ad hoc. A Napoli c’è gente che sa bene come si fa».
La Redazione