A Napoli lo hanno capito. E la 10, ad un certo punto, è stata destinata esclusivamente alla gloria. Ai partenopei è stata subito chiara l’unicità di quello che avevano visto e, negli anni a venire, non hanno mai più pensato ad un sostituto, un erede. A Napoli non si cerca e non si è mai cercato il nuovo Maradona, a Napoli si osanna quello vero: in teche di vetro, con i murales, mediante foto, nelle case e nei bar, attraverso filmati e dvd. Napoli ora convive con i suoi nuovi idoli, li osanna e li ama, ma non pretende e non vuole un altro Maradona. Napoli si è dimostrata città intelligente, ha compreso che ciò non sarebbe stato possibile e non sarebbe stato giusto.
E’ questa la differenza e non è da poco. La Pulce resta e resterà un giocatore dai piedi divini, ma non potrà mai essere carismatico, leader ed uomo squadra come Maradona. Diego vinceva i Mondiali da solo, Messi non riesce a farlo neanche con una squadra mostruosa, ma da qui ad accusare il solo blaugrana per la debacle argentina nell’ ultima finale di Copa America ce ne passa. Sono le squadre a perdere e, quando ciò accade a quelle più forti, il problema è nella testa. Se l’Argentina perde quattro finali su quattro, è inutile dare la colpa al singolo, che si chiami Messi o Gonzalo Higuian, solo perchè è più facile, solo perchè bisogna dare alla sconfitta un nome, un cognome e, peggio ancora, un volto. Gli attaccanti sbagliano i gol, i portieri le uscite, i difensori le marcature e le diagonali, i rigoristi i rigori…
a cura di Gabriella Calabrese