Da tre settimane è tornato ad allenare in Cina, anche se il suo cuore batte sempre per l’azzurro e le notti passano insonni a seguire la Nazionale di Antonio Conte, col fuso sei ore spostato in avanti.
Lo capisci anche da questo aneddoto: «Quando sono partito da Napoli, avevo varie opzioni per uno scalo prima di arrivare a Pechino. Ho visto che c’era l’opportunità di Berlino e non me la sono lasciata scappare. Porterà bene a questa mia seconda esperienza in Cina».
E in effetti il Tianjin Quanjian con Fabio Cannavaro alla guida ha vinto due partite su due, rimontando posizioni in classifica e soprattutto 3 degli 8 punti che lo separano dal secondo posto che vale la promozione in Super League.
Sembrava fosse in ballo per allenare in Spagna o Inghilterra. «Tecnicamente non mi convincevano certe situazioni. Direte: ma vai ad allenare in B. Vero. Ma qui c’è un progetto per portare subito il club nella massima serie e puntare poi ancora più in alto. Ora che i cinesi stanno arrivando in Italia si sta capendo l’importanza di questa realtà.Quando lo dicevo un paio di anni fa, da Guangzhou, mi prendevano in giro. Sono contento di sentire di nuovo l’odore dell’erba. E poi a Tianjin c’è il mare…».
Un contratto supermilionario per due anni e mezzo (circa 15 milioni netti) con una clausola di rescissione a suo favore se chiamasse l’azzurro Italia. «Ma non voglio propormi o tirare qualcuno per la giacca. È un atto d’amore. Se chiama la Nazionale voglio avere sempre la possibilità di rispondere “presente”».
Dove possono arrivare gli azzurri all’Europeo? «Francia e Germania sono le favorite. Un gradino più sotto la Spagna, il Belgio e noi. Conte ha lavorato benissimo. Sa di non avere le qualità di altri e ha puntato su carattere e organizzazione. Avrei scommesso su delle buone prestazioni. Lo spartiacque era la sfida col Belgio ed è andata come sappiamo. Ecco, con la Spagna servirà lo stesso atteggiamento per fare risultato. Sorprese? Candreva e Zaza hanno le caratteristiche per diventarlo. Poi penso a Insigne penalizzato un po’ dal modulo, però avete visto come è entrato con l’Irlanda? E può fare anche l’esterno…».
È uscito in libreria «La nostra bambina – i primi 10 anni di una Coppa del Mondo con 23 papà» scritto per Rizzoli con Alessandro Alciato. Si racconta, tra l’altro, delle paranoie di Buffon: cosa consiglia adesso al suo amico Gigi? «In questo libro, tutti insieme, abbiamo raccontato retroscena che avevamo tenuto solo per noi. Come quando, dopo l’espulsione di Materazzi contro l’Australia, per tutta la partita Gigi mi urlava “dimmi che non andiamo a casa. Non voglio andare a casa!”.
La tuta mai lavata di Gattuso, Buffon che rischia di chiudere il Mondiale per aver spaccato con un calcio una vetrata… «Già, ci sono parecchi aneddoti divertenti. L’idea nasce due anni fa, quando ho creato una chat solo di noi 23 mondiali. Perché dopo la notte di Berlino tutti insieme non siamo mai stati, nemmeno ai 60 anni di Lippi. Fra noi viviamo fra ricordi nostalgici e tremendi sfottò. Ma non saprete mai nulla: è il nostro mondo inaccessibile. Anzi una cosa posso dirla: con tutto quello che ha scritto Marco Materazzi prendendo in giro Rino Gattuso, la prima volta che si incrociano Ringhio lo prende a cazzotti».
Fonte: Gazzetta dello Sport