Dall’ intervista fatta a Bin Nasser, arbitro del storica partita contro gli inglesi, alla Gazzetta dello sport, alla giacchetta nera, dice del suo incontro con Maradona
L’ha visto l’anno scorso: come è stato? «Era a Tunisi, mi ha addirittura chiamato “amico eterno”. Abbiamo parlato di calcio e, ovviamente, di quella partita storica. Gli ho detto che se l’Argentina alla fine è diventata campione, lo doveva soltanto a lui, a Maradona. Mi ha risposto dicendo che la sua seconda rete, il gol del secolo, è invece merito mio: non ho fischiato subito, non ho fermato la sua avanzata».
Ha avuto mai del risentimento? Si è sentito preso in giro dal Pibe? «Forse all’inizio, ma poi ho perdonato: in fondo è parte del gioco. Di quella partita ricordo anche il caldo: 42 gradi all’ombra. Quando l’Inghilterra ha accorciato, ho pensato: “Ora mi tocca un’altra mezzora…”. Ma ero pronto, stavo dominando il match, avevo il controllo della partita: quel mio modo di arbitrare ha fatto persino scuola».
E lo slalom del 2-0 visto da vicino cosa le ha lasciato dentro? «Parlo da appassionato di calcio e non da arbitro: è stato un privilegio essere lì, fare parte di quel momento. La storia non si cancella. Quando Diego si avvicinava verso l’area, pensavo solo: “Poveri inglesi, poveri difensori, ora li salta tutti”.
È il migliore di sempre per lei? «Ho arbitrato tanti grandi giocatori, ma nessuno è come lui. Oggi ci sono più spazi: Messi e gli altri del Barcellona sono magnifici, ma io scelgo sempre Maradona. Per quello che rappresenta e per come rivoltava da solo una partita».