Probabilmente quando leggerete il titolo vi rimbomberanno in testa le note e la voce di chi dell’Italia è un’eccellenza, quell’Andrea Bocelli che più top player, ops singer, non si può. L’Italia di Conte, invece, di top player in campo non ne ha. E ci scusi Buffon, ma col termine intendiamo giocatori al vertice della piramide della loro carriera. E pensare che il Belgio contro di noi poteva fare affidamento su Courtois, Hazard, De Bruyne o Nainggolan. Eppure il match di Lione è terminato 2 – 0 per noi. Prima Giaccherini, poi Pellè. Non proprio etoile del pallone insomma. Allora il “contismo” è diventato una mania sulle pagine dei giornali e dei siti d’Europa, tra titoloni e stupore generale. E se il numero 10 della Svezia si chiama Zlatan Ibrahimovic, quello azzurro trova ospitalità sulle spalle di Thiago Motta. Ma soltanto perché il ct Antonio Conte non può indossarlo in panca a discapito di giacca e cravatta di ordinanza. Perché quel numero nel calcio rappresenta, da sempre, chi fa la differenza in campo, cambia gli equilibri e trascina chi gli sta a fianco. Il primo posto nel girone E è matematico e si pensa già agli ottavi. Nel mezzo turn over contro l’Irlanda, oltre invece la voglia di stupire ancora. Vestiti tutti d’azzurro, come vuole il mister. Uno di quelli che ottiene sempre ciò che chiede: basta guardare una partita dei suoi, che su quel verde ci lasciano anche l’anima. Che non sia la Nazionale più valida di sempre tecnicamente parlando sia chiaro, che non ci si possa aspettare la giocata del singolo per decidere le gare anche. Però resta una selezione in grado di ribaltare qualsiasi pregiudizio, lottare per un posto al Sole che pochi pronosticavano prima della rassegna continentale. Quindi non ci resta che farsi prendere per mano dalle emozioni e viverle fin quando questa squadra non smetterà di andare oltre i suoi limiti. “Con te io li rivivrò. Con te partirò. Io con te”.
a cura di Francesca Flavio