Quando un anno fa, di questi tempi, Maurizio Sarri fu annunciato quale nuovo allenatore del Napoli, furono in tanti a storcere la bocca. Il Napoli usciva a pezzi dal biennio di Rafa Benitez e, tra la tifoseria azzurra, era ancora viva la delusione per aver perso l’ultimo treno per i preliminari di champions. Benitez scappò via di nascosto, atteso dalla prestigiosa panchina del Real Madrid, Higuaìn ed il rigore del possibile 3 a 2 contro la Lazio, tirato in curva, rappresentavano l’emblema della disfatta, il morale della Napoli del pallone andava tirato su e, per riuscirci, era necessaria una mossa da parte del patron De Laurentiis. Emery fu il nome accostato alla nostra panchina ma declinò gentilmente l’offerta, preferendo restare ancora al Siviglia e vincere la terza Europa League di fila. Il rifiuto del tecnico dal ricco palmares europeo (…un altro???…) fu benzina sul fuoco e quando Maurizio Sarri fu designato quale successore di don Rafè, si scatenarono i criticoni di turno, parlando di ridimensionamento del progetto Napoli. Maurizio Sarri, l’antidivo per antonomasia: schivo alle telecamere ed ai salotti televisivi, anticonformista al punto di sedersi in panchina sempre con la tuta, rinunciando a giacca e cravatta, estremamente scaramantico tanto da sembrare un personaggio di alcuni decenni fa, diametralmente opposto alla figura moderna dell’allenatore, più vicino al ruolo di manager che a quello di coach. Ricordo ancora gli scambi di battute tra Sarri ed alcuni tifosi presenti al Castellani, poco prima dell’inizio di Empoli-Napoli. In altri termini: uno del popolo, una persona comune tra persone comuni, un uomo che si meravigliò sinceramente dell’interesse che aveva manifestato Eto’o nei suoi riguardi. Un personaggio sicuramente più adatto alla realtà micro della provincia piuttosto che alla grande piazza…almeno così sembrava, a detta di molti. All’indomani del suo annuncio, su queste pagine si parlò di trionfo della meritocrazia, sebbene si trattasse comunque di un rischio, di una scelta forte e coraggiosa, ma che a prescindere da tutto andava a premiare il lavoro ottimo svolto ad Empoli al primo anno di serie A. In ritiro, il tecnico nativo di Bagnoli fece parlare di sè per l’utilizzo del drone durante gli allenamenti, per la maniacale attenzione che metteva negli allenamenti della difesa e per la scelta di rinunciare a ricche amichevoli internazionali, preferendo avversari decisamente più abbordabili al fine di perfezionare meccanismi e movimenti della squadra…roba di alcuni decenni fa! E l’inizio disastroso, con una sconfitta e due pareggi oltre a ben sei reti al passivo, collezionati nei primi tre turni di campionato, ne fecero invocare l’esonero. Bravo è stato Aurelio De Laurentiis a difenderlo, concedendogli il tempo di lavorare fino in fondo; bravo è stato Maurizio Sarri a cambiare rotta, abbandonando l’idea del trequartista ed optando per un quattro-tre-tre ben più consono ai calciatori a disposizione. E grande intelligenza ha dimostrato di avere anche quando ha optato per il brillante Jorginho in luogo di Valdifiori (…suo pupillo ai tempi di Empoli…), purtroppo mai a proprio agio nello scacchiere azzurro. Il resto è storia recente: un campionato terminato al secondo posto, il sogno scudetto a lungo accarezzato e svanito per mano di una squadra di extraterrestri, il titolo platonico di campione d’inverno ed una serie di record societari, polverizzati in 35 partite. Tornando ad un anno fa, furono in tanti a pensare che top player quali Higuaìn, Callejòn e Hamsik mai avrebbero accettato di farsi guidare dallo sconosciuto tecnico venuto dalla provincia, chiedendo la cessione e abbandonando la squadra azzurra al proprio destino di ridimensionamento. Quando Sarri si augurò di vedere presto il suo Napoli seguire le orme dell’Empoli (…parlò di empolizzazione…), tanti si scandalizzarono, fraintendendo, più o meno involontariamente, il senso delle sue parole. Vedere in corso d’anno gli azzurri partenopei recitare a memoria le stesse trame di gioco recitate un anno prima dagli azzurri toscani, è stato un piacere per gli esteti del calcio ed una goduria per gli aficionados del ciuccio…era questo che intendeva Sarri parlando di Napoli empolizzato. Vedere i calciatori azzurri raccogliersi attorno al tecnico di Figline, seguirne alla lettera i dettami tattici, i movimenti e le linee guida, è l’emblema del grande successo ottenuto da Sarri, al di la dei risultati del campo. E quando qualcuno, probabilmente stizzito dall’inattesa ascesa del Napoli, ha provato con il seme della discordia a destabilizzare l’ambiente napoletano, ha incassato l’ennesima sconfitta provocata dal nuovo accordo quadriennale tra Sarri e De Laurentiis…un vero e proprio patto d’acciaio! Nel segno di Sarri ed in nome della sostanza sulla forma, siamo impazienti di rivedere la nostra squadra del cuore nuovamente in campo. Avanti Napoli…Avanti!
Riccardo Muni