Parlando di luci ed ombre nella stagione del Napoli, siamo partiti da queste ultime. Eh già, perchè da sempre, si preferisce partire dalla notizia negativa, lasciandoci per ultimo il piacere di una buona novella. E’ giunto il momento di assaporare ‘il dolce in fondo alla tazzina’, magnificando coloro che hanno illuminato d’azzurro la stagione del ciuccio. Troppo scontato e ripetitivo sarebbe parlare di Gonzalo Higuaìn, re dei bomber che, con 36 gol realizzati in campionato, ha battuto il record del milanista Nordahl, fermo a quota 35 dai primi anni ’50. Dietro a questo record e a tutti quelli totalizzati in stagione, c’è stata una squadra che ha saputo trovare la propria quadratura dopo appena tre partite, giocando a memoria come un’orchestra perfettamente sincronizzata. Detto in altri termini, il Napoli è diventato finalmente una squadra, sia in campo che nella mentalità. Complice alcune alternative non sempre all’altezza dell’undici titolare, Maurizio Sarri si è affidato quasi sempre agli stessi elementi, salvo alternare Insigne e Mertens sul versante sinistro d’attacco. E proprio l’essere diventata squadra rappresenta l’aspetto migliore della gestione Sarri. La grande partecipazione dei panchinari alle gesta degli azzurri schierati in campo, l’unità di intenti e tutti gli effettivi a remare nella stessa direzione, hanno permesso al gruppo azzurro di superare gli ostacoli che si sono frapposti tra loro ed il secondo posto e di spingersi anche oltre i propri mezzi. Il rovescio della medaglia, è stato l’utilizzo ad oltranza dei soliti che, nel momento clou della stagione, hanno rallentato perchè in debito di ossigeno; su questo aspetto la dirigenza partenopea sta lavorando per allargare il range di scelte che consenta a Maurizio Sarri di far ruotare con più frequenza gli elementi del suo scacchiere. A brillare è stata la mediana: Allan-Jorginho-Hamsik che i tifosi hanno imparato a recitare tutto d’un fiato. Hamsik riportato al suo ruolo di mezzo sinistro è tornato ad esprimersi ai suoi livelli ottimali, scrollandosi di dosso le amarezze del biennio rafaelita e riprendendo per mano la sua squadra, di cui è capitano. Jorginho si è finalmente consacrato, sfiorando persino la convocazione di Antonio Conte per gli imminenti campionati europei. Allan, infine, è stata la notizia più lieta di tutta la stagione poiché ha dimostrato di possedere qualità importanti, diventando un elemento insostituibile della squadra. Alzi la mano chi avrebbe scommesso il famigerato penny su Hysaj oppure chi non ha storto la bocca al suo annuncio dopo aver sentito altri nomi (che sono tornati di moda negli ultimi giorni) accostati alla maglia azzurra. Il terzino dalla storia familiare strappalacrime, prelevato dall’Empoli dopo appena un anno giocato in serie A (in fondo proprio come Sarri!), ci ha messo tre partite a trovare il proprio habitat ideale nella squadra azzurra, giusto il tempo di spostarsi dalla fascia sinistra, in cui è stato impiegato nelle prime tre partite, a quella destra. Dalla quarta di campionato, quella della prima manita azzurra, vittima la Lazio, Elsed Hysaj ha giocato a livelli ottimi. Abile in fase difensiva, propositivo in fase d’attacco, ha formato con Josè Callejòn un’accoppiata (oggi si usa dire catena) formidabile frutto di immense doti tecniche e di un eccellente affiatamento con il tornante spagnolo. Va da se che le attenzioni delle big d’Europa abbiano virato sul giovane terzino albanese che in molti ci invidiano. Così come sono in tanti che vorrebbero avere in squadra Koulibaly, autentica rivelazione di questa annata napoletana. Una serie di fattori hanno giocato a suo vantaggio: dalla cura sarriana della fase difensiva ad un ritrovato affiatamento con Albiol, dalla efficace copertura di un centrocampo finalmente degno di tale nome alla sapiente ed esperta guida del portierone spagnolo Pepe Reina. Il K2, come è stato simpaticamente ribattezzato, si è imposto tra i migliori difensori del campionato e rappresenta il migliore esempio di quanto benefico sia stato il cambio di guida tecnica, da Benitez a Sarri. Dulcis in fundo proprio quest’ultimo, Maurizio Sarri, il trionfo della meritocrazia, l’apoteosi della scommessa vinta e, perchè no, la buona sorte che ha assistito Aurelio De Laurentiis portandolo, probabilemente anche a sua insaputa, dal tecnico che con i fatti ha detto molto più di migliaia di parole e che ha riportato entusiasmo nella città di Partenope, da sempre innamorata del suo azzurro del cuore. Ma di lui parleremo alla prossima occasione. Avanti Napoli…Avanti!!!
Riccardo Muni