«Sono felice, mi sembra di impazzire per la gioia», ha raccontato a Marco Sommella, il suo agente, che gli ha detto della chiamata del ct azzurro.Ci ha messo 26 anni per entrare da protagonista nel complesso che sorge a pochi passa dalla villa dove è cresciuto e dove nonno Renzo spingeva perché il piccolo Lorenzo giocasse con la palla. «Ha talento, un bel tiro». RenzoViciani aveva vinto lo scudetto nel 1956 con la Fiorentina, come riserva di Cervato e nel nipotino vedeva delle doti non di poco conto. LorenzoTonelli, classe 90’, a 5 anni inizia a giocare nella scuola-calcio della Settignanese. A 10 anni, uno dei suoi primi maestri, Stefano Cappelletti, bussa alla porta di casaTonelli: non deve essere stata una cosa facile.Voleva portare il ragazzino nelle giovanili dell’Empoli. Ma mettere piede a casaTonelli doveva, in ogni caso, mettere una certa soggezione: Lorenzo è infatti il nipote del professor Luigi, tra i maestri della chirurgia italiana (almeno 90 mila interventi tra gli anni‘50, ‘60 e‘70) e il figlio di Pietro, ora chirurgo alla medicina d’urgenza dell’Ospedale Santa Maria Nuova. Ma non solo: i Tonelli sono tutti luminari della medicina, perché non ce ne è uno solo tra gli zii che non abbia una specializzazione. Probabilmente, senza calcio, Lorenzo ora sarebbe uno di loro. «Noi ne sapevamo poco dell’Empoli, ma Cappelletti era una persona gentile e preparata e ci convinse a dire di sì», racconta il professor Pietro. A 10 anni, il piccolo Tonelli comincia ad andare su e giù con Empoli. Alle 19, però, puntuale a casa lo attendono i compiti con la mamma Simona. Va avanti così fino a 15 anni, quando l’Empoli comunica che lo vuole inserire nel settore giovanile. A quel punto, nonno Luigi dà l’alto là: «È pericoloso, meglio che smetta: le pallonate possono procurare dei traumi cranici».Ma come, sul più bello? Lorenzo non ci sta, insiste che vuole continuare. E allora il nonno professore e il papà decidono di trovare da soli una risposta alle proprie ansie: «Iniziammo a fare una ricerca sulle conseguenze degli impatti del pallone sulla testa dei calciatori e arrivammo alla conclusione che il problema non è colpire la palla, ma farsi colpire dalla palla». E così, Lorenzo può continuare nella sua scalata. Intanto studia e si diploma al liceo scientifico. Ma ovviamente, non decide di seguire le orme dei suoi famosissimi parenti. «E nessuno glielo ha mai chiesto. Ha scelto la vita che voleva e io sono felice». Giovedì la