Un rimpianto perchè si poteva capitalizzare per risultati ancora più prestigiosi questo capitale umano straordinario: Gonzalo Higuain. Classe, tecnica e grinta. Gioca con la squadra e per la squadra. E’ la fine del gioco del Napoli e l’inizio della qualità complessiva di una squadra che esalta e viene esaltata dal suo fuoriclasse. E’ tra più forti centravanti del mondo, Gonzalo. Segna e fa segnare, crea lo spazio ad Hamsik ed è puntuale nel pressing e sa nascondersi al momento giusto per liberare il compagno Callejon davanti la porta per il goal. E’ il Napoli di Higuain. Higuain è il Napoli. Il resto dell’attacco vive dell’insostituibilità di Callejon e dell’alternanza di Mertens ed Insigne che lavorano con e per la squadra. A Torino c’è il fattore in più. L’uomo che parte da dietro e da fastidio perchè non lo si vede mai arrivare ma esiste. Esiste negli assist. Esiste nella qualità della manovra. Esiste quando si attacca lo spazio. La partita di Torino racconta i limiti e le virtù di questa squadra che ha imparato a conoscere se stessa nei suoi limiti mescolati ad ogni virtù decantata. Sa di secondo posto questa squadra che si mescola ad un attacco che sa di primo posto, di gloria, di vittoria finale. Compito della società completare un mosaico che ha bisogno di allungarsi numericamente da un punto di vista qualitativo. Il Napoli e quest’attacco possono togliersi una soddisfazione ancora più grande l’anno che verrà. E’ una questione aritmetica. Più investimenti e meno alibi. Più giocatori e meno paura in certe occasioni. Frosinone l’ultima chiamata che sa di Champions. Non è impossibile. Ci sono grandi speranze per il futuro prossimo ed immediato.
A cura di Alessandro Tullio