«Quando vado in luoghi molto affollati i tifosi mi chiedono foto e autografi e io li accontento ed è bello vedere bambini
slovacchi e napoletani che mi prendono come esempio per il taglio di capelli. Sono contento di essere il loro idolo». Marek Hamsik si racconta al mensile slovacco «Break», e leggendo si può scorgere che alla fine il calcio è solo un pretesto, ma sullo sfondo c’è la città di Napoli. «Per due volte sono stato rapinato, ma non sono mai riuscito a rintracciare i ladri. Alcuni oggetti in città è meglio non indossarli». Ricordi che hanno lasciato un segno, come i tatuaggi. «Quando vincerò il campionato, mi farò disegnare lo scudetto sulla gamba. Anche se già immagino che possa esplodere il Vesuvio per un evento del genere… Quando abbiamo vinto la Coppa Italia, che infatti ho già tatuato sul corpo, tutta la città ha festeggiato con noi e ad aspettarci c’erano migliaia di persone con sciarpe e bandiere». «Il primo a tatuaggio a 16 anni, se potessi me ne farei altri, però mia moglie Marina non vuole che abbia tutto il corpo tatuato». Dai tatuaggi al look dei capelli: «Dal parrucchiere vado ogni dieci giorni. Quando stavo in Slovacchia andavo da una signora a tagliarmi i capelli, poi col tempo li ho modificati giorno per giorno». Passando anche per la moda: «Con mia moglie giro spesso per i negozi. Andiamo insieme a fare shopping e ognuno sceglie cosa comprare. Tutto ciò che compro lo indosso subito». «Credo di avere oltre sessanta maglie, quaranta pantaloni e sessanta paia di scarpe».Tra quelle certamente sono escluse quelle da calcio, oggetto sacro e destinato a restare custodito gelosamente nello spogliatoio. (tratto da Il Mattino)