Come allo Stadium, anche all’Olimpico di Roma il Napoli è stato punito eccessivamente in prossimità del novantesimo, subendo una sconfitta assolutamente immeritata. Da Zaza a Nainggolan, l’incubo dei minuti finali si è ripetuto, quasi come quella che è conosciuta come ‘zona Cesarini’, fosse una sorta di maledizione per i colori azzurri. A nulla è valsa la buona prestazione degli uomini di Sarri che, come contro la Juventus, sono stati castigati proprio nel momento in cui lo 0 a 0 pareva essere il risultato finale. A pensarci bene, è dalla sfortunata partita di Torino che il Napoli ha invertito il proprio trend che lo vedeva, fino ad allora, spesso vincente lontano dalle mura amiche. Il contraccolpo psicologico dovuto al gol di Zaza, è stato più forte del previsto e, dopo aver compromesso la lotta scudetto, rischia di vanificare una stagione positiva, mettendo a repentaglio anche la conquista del secondo posto. Già…lo scudetto, da lunedì sera ufficialmente sulle maglie dalla Juventus per il quinto anno consecutivo, in concomitanza con la sconfitta del Napoli, è stato tiepidamente festeggiato per le strade di Torino. Non sono mancate le polemiche, scatenate dai vincitori che, evidentemente, non sono neanche più in grado di godere di un successo, preferendo la polemica alla goliardia, lo scontro verbale alle scorribande con tanto di bandiere. Quindi anche i possibili lunghi festeggiamenti che si sarebbero fatti a Napoli, in caso di scudetto, scadono nella critica eccessiva ed ingiustificata fino a sfociare nel qualunquismo dei luoghi comuni circa la (presunta) maggiore attitudine a lavorare del nord rispetto al sud del paese. Di contro, ci limitiamo a fare i complimenti ai vincitori, che si sono confermati la squadra più forte, capace di colelzionare numeri impressionanti dopo un avvio piuttosto disastroso. Sui media si scatenano le statistiche e vengono riscritte le classifiche, quasi a voler vincere la noia di un campionato che ha già delineato i possibili verdetti finali. Se la classifica riscritta al netto di errori arbitrali a favore e contro lascia il tempo che trova, oltre che tanta amarezza nel vedere il Napoli, che senza errori avrebbe tre punti in più, a solo un punto di distacco dai pentacampioni bianconeri che senza le sviste arbitrali avrebbe ben otto punti in meno. Quello che dovrebbe far riflettere Sarri ed i suoi uomini è la classifica degli ultimi cinque turni di campionato, a partire dalla maledetta partita di Udine. Con due vittorie e ben tre sconfitte, gli azzurri sono nettamente in ritardo nella classifica parziale, collocati mestamente al dodicesimo scalino della graduatoria. Spunti particolarmente interessanti emergono anche dalla classifica che somma i risultati degli ultimi cinque campionati, quelli vinti dalla Juve. Il Napoli è secondo e, sebbene sia distanziato di 92 punti dalla dominatrice bianconera, tenuto conto degli scarsi risultati ottenuti dal Napoli nella passata stagione, i 9 punti di vantaggio sulla Roma la dicono lunga sulla bontà del lavoro fatto da Sarri durante la stagione ancora in corso. Spicca, inoltre, il numero di gol fatti da Hamsik & co., 358 come la Juve…allora, qual è la grossa differenza? E’ lapalissiano affermare che sia la tenuta difensiva a scavare il solco tra bianconeri e azzurri, con questi ultimi che, in cinque anni, hanno incassato il doppio dei gol subiti da Buffon. Nonostante i grossi miglioramenti in difesa, ottenuti nella gestione Sarri, è evidente che la strada da percorrere non è ancora completata e che proprio su questo aspetto occorrerà concentrare tutti gli sforzi, dal mercato al ritiro di Dimaro. Tornando ai fatti del campo, i cinque punti di vantaggio, con cui il Napoli si era presentato alla partita di lunedì scorso, consentono di ammortizzare la sconfitta in maniera indolore, a condizione che non vi sia un nuovo contraccolpo psicologico. Nonostante la sconfitta beffarda di Roma, il Napoli rimane ancora padrone del proprio destino, a condizione che riesca a fare bottino pieno nelle restanti tre partite di campionato, a partire dalla prossima partita contro l’Atalanta, guidata da quell’Edy Reja che a Napoli è ancora ricordato come l’uomo della rinascita azzurra dopo il fallimento, con la risalita dall’inferno della serie C, fino all’Europa conquistata tramite l’intertoto.
Riccardo Muni