ROSSI IN VOLO TRA GLI HIGHLANDER DEL NOSTRO SPORT

Mai dire mai. Quando si parla di Valentino è inutile porre limiti ai sogni. Ogni volta che sei lì lì per svegliarti, lui ti spiazza e ti sorprende. E il sogno ricomincia. Va avanti così dal 18 agosto 1996. Sono passati quasi vent’anni (7189 giorni, dicono i calcolatori) dal giorno in cui il figlio di Graziano Rossi vinse la sua prima gara mondiale. Marquez aveva tre anni, Lorenzo ne aveva nove. Lui, non ancora maggiorenne, cominciava la sua vita da favola con il primo di 113 successi. La vittoria di ieri ha qualcosa di speciale. Perché arrivata sulla pista di casa dei suoi nemici odiatissimi, perché arrivata su una pista dove non vinceva dal 2009, perché arrivata in coda a una settimana scombussolata dall’annuncio del passaggio di Lorenzo alla Ducati. Ma soprattutto perché arrivata dominando dall’inizio alla fine, dall’ultimo giro di qualifica, alla bandiera a scacchi. Un successo alla Lorenzo. Costruito su una fuga diventata via via imprendibile. Lui che ci aveva abituati a vincere di rincorsa, partendo da lontano, rimontando a modo suo. Quest’anno non aveva ancora trovato il feeling con la moto in gara, ma in qualifica era sempre andato meglio dell’anno scorso (5°-2°-3°-1°). Il segnale che bisognava soltanto aspettare il momento giusto per dare una svolta alla stagione, per ribaltare un anno con il pronostico che pendeva dalla parte di Lorenzo e, soprattutto, di Marquez. I favoriti, anche dopo il dominio di ieri di Vale, restano loro, soprattutto il Marquez che ha imparato a rischiare di meno e a badare ai punti più che alle corse folli. Ma Valentino è lì. Con il suo bel sogno riaperto nonostante i 24 punti di distacco già accumulati. Guai a distrarsi perché lui è ancora della partita. Vale è come una torta che non finisce mai. Quando mangi l’ultima fetta te ne compare un’altra. Più buona ancora. Come Totti che, a 39 anni, entra a partita persa e in 3 minuti la ribalta con due gol. Come Buffon che a 38 anni si è inventato un’altra stagione da record con la ciliegina del rigore parato ieri sera. Come Federica Pellegrini che ha soltanto 27 anni, ma fa uno sport dove l’età pesa molto di più e continua a coltivare sogni d’oro e tempi da ragazzina. Come Alex Zanardi che, a quasi 50 anni, fa mulinare le sue braccia come se a spingerle ci fosse un motore e non la sua straordinaria forza di volontà. Sono gli Highlander del nostro sport, gli ultimi immortali in una compagnia che si è abituata a bruciare in fretta i suoi campioni. È gente rara. Gente seria. Gente che sa quando si può scherzare e quando, invece, bisogna fare le cose sul serio. Sono i Paolo Maldini, gli Ale Del Piero, gli Xavier Zanetti dell’ultima epoca, gente che si diverte e ci diverte ancora, nonostante gli anni non siano più dalla loro parte. Lunga vita a questo Valentino che ha convinto la Yamaha a puntare ancora tutto su di lui, spingendo Lorenzo tra le braccia della Ducati. Magari il decimo titolo non arriverà mai. Ma stagioni come questa danno un senso a tante cose. E finché, sentendo il profumo della vittoria, Valentino avrà ancora la forza per far emergere il suo talento, non dovremo più osare a pronunciare la parola fine. Qui può finire quest’articolo. Ma non la favola di Valentino. Magnifico oggi come vent’anni fa. Fonte Gasport

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