Ilnapolionline.com riporta l’intervista concessa dall’ex attaccante del Napoli, Andrea Carnevale, al Corriere dello Sport. Carnevale che attualmente lavora da dirigente dell’Udinese, ha parlato della prossima sfida degli azzurri contro la Roma.
Andrea Carnevale, ma se l’avessero messa al corrente di tutto ciò, solo un anno prima, quando era ad Udine, ci avrebbe creduto? «Assolutamente no. E se solo l’avessi sognato, mi sarei fatto una gran risata. Le dico anche che il motivo è parte integrante di un retroscena che non tutti conoscono. All’epoca avevo intenzione di rifiutare il Napoli. Perché volevo la Roma, la mia squadra del cuore da quando avevo cominciato a calciare i primi palloni. Volevo andare lì a tutti i costi e non avevo occhi che per quei colori. Niente contro l’azzurro, ci mancherebbe, ma il mio era un vero e proprio chiodo fisso. Stavo per impuntarmi seriamente dopo che mi dissero di avere già messo nero su bianco ma poi, prima il presidente Mazza e poi il subentrante Pozzo, riuscirono a farmi cambiare idea. Secondo loro, sarei stato da rinchiudere se avessi rifiutato di giocare con Maradona. E, naturalmente, bene fecero, visto che in principio avevo sottovalutato quell’aspetto, direi più che stimolante».
Roma-Napoli fra due giorni, adesso il cuore è diviso a metà o pende da una parte? «Bella domanda davvero. Il bambino-tifoso giallorosso che torna a sovrapporsi al calciatore che ha vinto di tutto con l’azzurro. Non riesco proprio a prendere una posizione ben definita: sono due amori che mi emozionano sempre e per motivi diversi. Anche il tipo di batticuore è diverso. Ciò che mi ha dato il Napoli è impareggiabile ma poi, quando sono arrivato a Roma, ho continuato a commuovermi».
Questione di feeling adolescenziale, e poi? «E poi, lì c’erano stati i miei idoli, quelli a cui m’ero ispirato sin dalle prime sgroppate sui campi. Stravedevo letteralmente per Conti, Pruzzo, lo stesso Falcao».
Poi è arrivato Totti, quello che adesso, ad un’età ragguardevole, vince da solo le partite. «Francesco è ancora e fortemente il presente della Roma. Non si fa fatica a comprendere che possa entrare negli ultimi minuti e la scena cambiare totalmente. Indossavo ancora quei colori e lui era la mascotte. Giocammo insieme un’amichevole al Flaminio, allenava Boskov: Totti aveva solo 16 anni ed era arrivato direttamente dagli Allievi. L’idea che sia smisurato la dà già il fatto che gioca ancora a livelli eccelsi a quarant’anni ed io, ad esempio, preferii smettere a 34».
Giocherà lunedì il capitano? «Questo non lo so e non sta a me dirlo. Spero di sì. Anche perché si preannuncia una sfida tutta da gustare».
Gli azzurri hanno perso il treno-scudetto a Torino o ad Udine? «Allo Juventus Stadium sono dell’idea che si doveva fare di più e di tutto per vincerla. Secondo me quella sconfitta ha depresso gli azzurri e galvanizzato i bianconeri. Il passo falso di Udine ci può stare: non è mai facile tornare dalla pausa-nazionali col piglio giusto, e questa cosa s’era già vista contro il Bologna all’andata».
Però, torniamo a ciò che adesso più tiene banco: come finirà per il campionato e la Champions? «Dico così com’è adesso. Le prime tre posizioni in classifica non varieranno».
Sì, ma lunedì? «Ci vedrei bene un pareggio, direi un 2-2, per buona pace un po’ di tutti, anche la mia. Il Napoli non si farà scavalcare».
La Redazione