Sandro Mazzola: “Napoli non mollare, ora tocca a Sarri motivare i calciatori in campo”

«Una delle poche cose  che non rifarei, perché contribuire a non far vincere lo scudetto al Napoli è sempre una sofferenza.  Anche per me. Però dopo 25 anni è scattata l’amnistia?»Sandro Mazzola non perde mai la sua vena. Ironica e istrionica. Il 21 marzo del ‘71, un famelico Inter-Napoli costò probabilmente il primo triangolino tricolore alla squadra azzurra. Un bel po’ di tempo prima quello vinto con Maradona. Quando si parla di sudditanza psicologica dell’arbitro… «In effetti con Gonella, nello spogliatoio, non fui molto tenero. Era sbagliato andare da lui, e di questo mi pento, ma davvero ne aveva combinate di cotte e di crude nel primo tempo. Diciamo che io entrai da lui per ristabilire l’equilibrio…».

Diciamo equilibrio?«Era un bel Napoli quello lì, pieno di talento e concretezza. Molto simile a questo qui di Sarri».

Oggi per l’Inter sarà un bel vantaggio non trovare Higuain?«Dipende proprio dal tecnico e da come sarà in grado di caricare il suo sostituto e quelli che scenderanno in campo senza avere la stella di riferimento».

Come faceva,per esempio, Herrera quando mancava lei?«Ricordo benissimo. Andava dagli altri e diceva:“ Ma davvero pensate che quello lì è così importante per noi? Non fa nulla, è  sempre fermo… piuttosto sei tu quello fondamentale, quello che fa vincere sul serio le partite”».

Un vero mago?« Motivatore eccezionale. Capace di trasformare una zucca in una carrozza».

Deluso dall’Inter di quest’anno?«Ma sì, con quell’organico non finire neppure in Champions non è una bella cosa… credo che Mancini abbia faticato troppo a trovare una identità. In realtà non so neanche se l’abbia trovata ancora».

Un po’ tardi, non trova?«Può già gettare le basi per il futuro. Per esempio stasera a San Siro, in una sfida di altissimo livello, può capire chi può essere utile al progetto e chi no».

Il Napoli e lo scudetto: la missione è  impossibile?«La Juve è un treno. Ha una continuità impressionante. Il Napoli deve avere un rimpianto: secondo me non ci ha creduto prima nella possibilità di poter arrivare primo. E credo che come qualità di squadra, gli azzurri non sono inferiori ai bianconeri».

Però vince sempre la Juve?«Beh, hanno nel Dna la parola vittoria. Ricordo quando mi ritrovai nel parcheggio riservato di Appiano Gentile uno di loro con l’auto affianco alla mia. Lo guardai stupito e dissi:“ Ma tu come hai fatto a entrare qui?” Lui candidamente mi rispose: “Guarda che io  sono della Juve, posso qualsiasi cosa”».

Inquietante. E perché era lì?«Agnelli si era messo in testa di portarmi alla Juve. Mi offrì il doppio di quello che guadagnavo a Milano più la possibilità di aprire la filiale di una assicurazione. Sbandai. Mi confidai con  un dirigente,mio riferimento da sempre. Lui mi freddò: “C’è stata solo l’Inter quando il tuo babbo è morto, gli altri ti hanno lasciato da solo. E tu che fai adesso?Te ne vuoi andare?”Che dovevo fare?».

Non se ne andò.«Però aNapoli sarei venuto. Il caffé del massaggiatore azzurro era una delizia:quando non venivo al San Paolo con la Nazionale ma venivo con l’Inter, c’era qualcuno del Napoli che diceva che non dovevo averlo, perché ero unavversario. Allora era Juliano inpersona a offrirmelo…».

Stasera tocca  a Sarri offrire il caffè a Mancini?«Ma basta anche una stretta di mano. Credo che tutti abbiano sbagliato in quella storia, tutti abbiano esagerato.Un abbraccio sancirà la pace finale».

Può riaprirsi questo campionato?«Quando chi va avanti non dà mai un segnale di cedimentoè difficile poter credere che i giochi siano ancora aperti. Però io fossi nel Napoli non mollerei: sei giornate non sono tantissime, ma magari qualcosa può ancora succedere>>.

Fonte: Il Mattino

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