Approfondimento – “Mihajlovic e le donne: zitt’ a chi sape o’ gioco…” di Gabriella Calabrese

“Se a palla scoperta i ragazzi riescono a salire quell’ attimo di secondo prima” – pensò, mentre finiva di fare il bagnetto al piccolo – “il fuorigioco è sistematico e possiamo ripartire”. Con il bambino avvolto nell’ accappatorio andò ad annotarlo sulla lavagnetta magnetica, quella accanto alla lista della spesa. Doveva correggere ancora metà delle versioni di latino e l’indomani rispiegare la perifrastica passiva. Dai compiti si evidenziava che non era ancora chiara. Se riesco a limitare i rifornimenti sugli esterni, blocco il 50% delle loro fonti di gioco, creo densità a centrocampo e non ho bisogno di andare a uomo sul portatore di palla avversario. Così me la gioco alla pari e non sconvolgo lo schema tattico che i ragazzi hanno assimilato così bene“. Annotò le posizioni sulla lavagnetta, mentre tagliava le verdure per la cena e faceva ridere il cucciolo che giocava nel box. “Ho solo un dubbio in difesa, domani devo riguardarmi quella cassetta e valutare il passo dell’ attaccante avversario, così poi decido. Anzi, se mi resta tempo, le immagini me le rivedo stasera, dopo che ho inviato l’analisi tattica della partita di Champions in redazione. Domani mattina sveglia alle 6 e finisco di correggere i compiti”. Alla lista della spesa per il giorno dopo aggiunse la voce finocchi…

Dopo 5 ore in classe venne l’ ora del mercato, quello ortofrutticolo, a quello calcistico ci avrebbe pensato dopo. Aveva voglia di un’ insalata di finocchi. Certo, non poteva urlare la sua richiesta a voce alta al negoziante, lui avrebbe potuto risentirsi per quella che era, senza dubbio, un’ offesa sessista. Ci sono offese ed offese, e quelle che discriminano per “sesso”, razza o luogo di nascita sono quelle che fanno più male, sono d’accordo tutti. Il negoziante in questione, padre di un attaccante che era diventato una macchina da guerra sotto la sua guida tecnica, in principio rideva a squarciagola quando i ragazzi della squadra urlavano in coro “mister”, ma era divenuto piccolo ed insignificante davanti a risultati, spiegazioni tecnico-tattiche, strategie di squadra, etc etc. Seppure non ricordasse le sue origini, che non erano di sicuro serbe, doveva essere un parente di Mihajlovic, l’allenatore appena esonerato dal Milan, quello che aveva avuto la brillante idea di mettere Bonaventura sulla fascia, quello amico stretto del Mancio, furioso per un finocchio sessista di troppo… Quello che: le donne non sono adatte a parlare di calcio“…In fondo, sono gli uomini che vanno in campo, sono loro quelli che simulano, “sceneggiano”, bestemmiano, sputano, e ordinano. Sono gli uomini che vengono multati, squalificati, indagati, condannati. Sono sempre uomini, e ce ne sono 6, quelli che, nonostante il numero congruo, non sono capaci di vedere un fuorigioco. Sarà una questione di cervello…Eppure, per parlare di calcio, ne basta una dose piccola. “Zitt’, zitt’ a chi sape o’ gioco”. Ma quello non era un suo problema. Lei era donna, “multitasking” e, per conformazione fisica e mentale, non adatta a parlare di calcio. Figuriamoci a capirne…

a cura di Gabriella Calabrese

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