In un calcio sempre più tattico e fisico le sfumature del talento colorano diversamente il pallone. Riportano il calcio alle origini, privandolo di tutte le sue sovrastrutture. Puro, libero, spensierato. Più simile a un campetto improvvisato in strada che a una scacchiera metaforica su cui muoversi per tentare lo scacco matto. Espressione di tutto ciò è Simone Rosso, sconosciuto ai più ancora per poco. Nasce a Pinerolo il 10 novembre 1995, cresce con la maglia del Torino stampata addosso. 11 anni di granata che, per uno che di cognome fa Rosso, non guastano di certo. Appunti cromatici a parte, Simone ha sempre tenuto bene a mente il fatto di indossare una casacca storica e gloriosa. Onorandola in ogni categoria delle giovanili fino allo Scudetto 2014/2015 con la Primavera. Annata in cui realizza 11 gol in 29 apparizioni: 9 in campionato, 1 al Torneo di Viareggio e 1 nella finale Scudetto contro la Lazio. Ventura lo attenziona e decide di fargli fare l’ultimo step della sua carriera, quello più importante però: l’esordio in A contro il Milan nel maggio del 2015, cui seguiranno altri 16 minuti di gioco contro il Cesena. In estate lo voleva il Livorno, ma Rosso ha scelto il Brescia
a cura di Francesca Flavio