Udinese-Napoli 3-1, risultato impresso a fuoco sul tabellino. Al minuto 75, la scena che, in loop, si ripresenta davanti ai nostri occhi almeno due o tre volte al giorno: Felipe provoca Higuain, il Pipita cerca un lieve contatto con il piede avversario e l’arbitro opta per la seconda ammonizione. Il capocannoniere della Serie A, vedendo allontanarsi insindacabilmente il sogno scudetto, reagisce con veemenza: mani sul petto dell’arbitro (andato inspiegabilmente incontro al giocatore sanzionato), lamentele furibonde ed uscita forzata dai propri compagni di squadra. Martedì, come la famigerata ghigliottina durante la Rivoluzione Francese, inesorabile è la mano del giudice sportivo: 4 giornate di squalifica per il leader azzurro. In attesa del ricorso, tale decisione comporterà l’assenza di Higuain nei match decisivi contro Verona, Inter, Bologna e Roma. Nonostante una prestazione scialba della formazione partenopea, parlare di “campo” alla luce di quanto accaduto pare francamente impossibile. Gli ultimi giorni, dopotutto, sono stati caratterizzati da eventi riprovevoli, che mettono a dura prova la fiducia riposta dai tifosi nel sistema calcistico italiano. Nell’occhio del ciclone è stato risucchiato Tosel: raggirato banalmente da un programma radiofonico, il giudice sportivo ha ammesso di aver comunicato ai mass media in anticipo stralci del referto arbitrale e l’entità della sanzione di Gonzalo Higuain. Tale comportamento, contro ogni regolamento imposto dalla Lega Calcio, richiederebbe quantomeno le dimissioni immediate dell’ ultrasettantenne “dinosauro”, da troppo tempo ancorato alla sua soffice poltrona. Altrettante scandalose sono le dichiarazioni di questo discutibile personaggio in merito ad alcuni giocatori della Juventus: l’attaccante del Napoli è stato squalificato per condotta ingiuriosa, in quanto reo di aver pronunciato senza reiterazioni la parola “vergognoso”; Bonucci, protagonista in un testa a testa con Rizzoli nel turno di campionato precedente, non è stato segnalato nel referto e per tale ragione non ha ricevuto alcuna condanna; Zaza, un giorno prima di Higuain, già ammonito, si è rivolto nei confronti di Calvarese utilizzando espressioni come “figlio di put****” e “pezzo di m****”. Risultato: nessuna ammonizione, nessuna menzione nel referto arbitrale e la ben che minima sanzione sportiva. A pensar male si commette peccato, ma spesso si indovina. La legge del calcio italiano, a quanto pare, non è uguale per tutti. La fiducia che sorregge i successi bianconeri è anche fondata sulla consapevolezza di essere consciamente o inconsciamente tutelati: quando si fischiano due rigori in dieci minuti contro il Napoli, in fondo, la risonanza mediatica non è minimamente paragonabile ad un’eventuale decisione errata nei confronti della Vecchia Signora. A conferma di ciò, basti ricordare il famoso arbitraggio di Bergonzi in un Napoli-Juventus giocato nell’ottobre 2007: per quante giornate tale fischietto, all’epoca tra i migliori della nostra Serie A, non ha calcato i campi del massimo campionato? Le stesse parole pronunciate da Marotta al termine di Bayern-Juventus (“in Europa chiediamo maggior rispetto, non siamo tutelati”), pongono l’accento sul problema che attanaglia il calcio d’oggi, uno sport divenuto tutt’altro che sportivo: le superpotenze dei rispettivi campionati, sotto tutti gli aspetti, sono trattate in maniera diversa rispetto alle altre. Favole come quelle del Leicester, che ci auguriamo possa vincere l’agognata Premier League, sono tanto emozionanti quanto rare. Riuniti simbolicamente attorno al nostro campione, non possiamo far altro che urlare la nostra rabbia ed il nostro scoramento per i torti che pensiamo di aver subito. Rabbia che, in quel di Udine, nitidamente abbiamo scorto negli occhi del Pipita. E’ proprio per il nostro “capopopolo” che dobbiamo rialzare la testa: se il tricolore si tingerà nuovamente di bianconero, sarà per meriti altrui, non certo perchè i leoni azzurri hanno deciso di staccare la spina a 7 giornate dal traguardo. Petto in fuori, signor Gabbiadini: è arrivato il momento di mostrare a Sarri ed a Conte ciò che vali!
Calcio in Pillole, rubrica a cura di Umberto Garofalo
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