Il Napoli perde ad Udine per demeriti propri e quando si sbaglia non ci sono scuse che tengano. Sospettare di due rigori fischiati contro, in appena una decina di minuti, crea alibi alla squadra azzurra che la danneggerebbero, piuttosto che sostenerla. Nonostante la parata di Gabriel, che ha neutralizzato il secondo penalty, la sensazione che si è avuta è che il Napoli, alla Dacia Arena, abbia lasciato la testa e le gambe negli spogliatoi e che, di conseguenza, mai sarebbe riuscito a portare a casa i tre punti. Indubbiamente, la squadra di Sarri ha pagato l’eccessivo logorio mentale, scientificamente praticato da ogni direzione. Non ultimo, il dover sempre vincere pur sapendo che non servirebbe per agganciare la vetta, giocare sempre dopo la Juventus, per quanto possa sembrare una banale scusa, un piagnisteo agli occhi dello spettatore superficiale o di parte, ha avuto il devastante effetto che si voleva che avesse. A questo punto, ed a meno di clamorosi quanto assai improbabili colpi di scena, lo scudetto prende definitivamente la via di Torino, come da prassi. Sarà questo il tricolore numero 104, sui 112 totali, ad essere assegnato a nord e se poi ci aggiungiamo che il fuorigioco inesistente fischiato al Pipita, dalla cui reazione si è avuta la prima ammonizione, è il sessantunesimo errore del genere commesso a danno del Napoli in questa stagione, i cattivi pensieri non si possono più tenere a bada. Al di la degli innegabili errori della squadra azzurra, è fuori di dubbio che il sistema arbitrale ha aiutato chi è più abituato a vincere. Vuoi per mero errore umano, vuoi per sudditanza verso chi è più forte, il dato oggettivo è che il Napoli ha lottato contro i mulini a vento! Abbandonato definitivamente il sogno scudetto, rimane da proteggere il secondo posto e la partita con l’Hellas Verona è l’occasione giusta per tornare a vincere e confermare quanto di buono è stato fatto fino ad oggi. Nonostante la mano pesante del giudice sportivo che ha privato il Napoli di Koulibaly e Mertens oltre che di Sarri e, soprattutto, di Higuaìn, gli azzurri avranno tutto quanto necessario per tornare al successo contro gli odiati gialloblu. Finito il sogno scudetto e la lucida follia di voler essere i più forti di tutti, per il Napoli rimane quanto di buono è stato fatto fino ad oggi. Un campionato che sta andando ben oltre le più rosee aspettative e che, comunque finirà, non potrà che regalare applausi alla squadra azzurra. Chi ha pagato a caro prezzo la domenica lunatica di Udine è Gonzalo Higuaìn, squalificato per quattro giornate, in attesa degli esiti del ricorso. Un calciatore processato troppo frettolosamente, punito eccessivamente dal giudice Tosel in contrasto con la mano leggera, o addirittura assente in alcuni casi, utilizzata per altri calciatori di altre squadre. Le lacrime del Pipita la dicono lunga sul suo attaccamento ai colori azzurri ed esprimono, al tempo stesso, tutta la rabbia per le ingiustizie che scientificamente si stanno perpetrando nei confronti del Napoli. Ma si è più uomini quando si tiene e si difende una maglia ed una città, o quando si scende in campo accecati dall’obbligo di dover guadagnare un nuovo titolo simulando scorrettamente falli degli avversari? Qual è la sportività che vogliamo portare ad esempio: quella del fine che giustifica i mezzi (di machiavellica memoria) oppure quella racchiusa nella reazione di un uomo che non vuole arrendersi a qualcosa che esula dal terreno di gioco? Va da se che, pur riconoscendone l’errore, persino ingenuo, commesso dal Pipita, bisogna comprenderne la rabbia per l’ingiustizia subita e che comunque va contestualizzata quando si riconoscono i propri errori. Più umana e comprensibile la reazione dell’uomo Higuain, piuttosto che con le sceneggiate di Bonucci e Lichstainer e l’arroganza e la maleducazione di Zaza anche se, a quanto pare, di queste ultime nessuno ne parla. Cambiando argomento, finalmente i civili tifosi dell’Udinese hanno potuto ammirare la propria squadra del cuore, giocare una partita vera contro una big del campionato, dopo aver spalancato la propria porta con troppa facilità a Inter e Juve. Ed erano talmente tanto euforici da confondere il bianconero friulano con quello juventino, intonando il motivetto ‘vinceremo il tricolore’. Qualcuno gli spieghi che i bianconeri in testa alla classifica non sono loro… Al festival del cattivo gusto non poteva mancare la politica, nella persona del leghista (sic!) Buonanno che dando sfoggio del porprio bagaglio subculturale fatto di luoghi comuni e di razzismo. Ogni commento renderebbe omaggio ad un personaggio che non lo merita, un personaggio strapagato ben oltre i propri meriti (…ma non è l’unico…) con i soldi anche dei napoletani…evidentemente! Tuttavia, sarebbe doverosa una attenta riflessione sul livello di decadimento del paese, che si origina dalla politica e che si manifesta nel calcio, specchio della società.
Riccardo Muni