Aveva ragione la Gazzetta dello Sport: Gonzalo Higuain è stato squalificato per quattro giornate dopo l’espulsione di domenica a Udine. Una giornata per la doppia ammonizione, tre per le ingiurie e le mani sul petto dell’arbitro e per la tentata aggressione a Felipe. “Una più tre” come incredibilmente anticipato dal giudice Tosel a Gianni Simioli che a Radio Marte ha mandato in onda uno scherzo telefonico. La Gazzetta sapeva tutto con un giorno d’anticipo, come dieci anni fa conosceva 24 ore prima la sentenza sportiva di Calciopoli. In dieci anni, nel rapporto giustizia sportiva-informazione, è cambiato ben poco. È la disparità di trattamento il punto. Perché Alex Sandro non viene ammonito e Ghoulam e Koulibaly sì? E, soprattutto, perché Rizzoli accetta di essere sottomesso da Bonucci e Higuain viene squalificato addirittura per quattro giornate? Due pesi e due misure che nel momento decisivo hanno condizionato la regolarità del torneo e trasformato un finale entusiasmante in una corrida in cui rischiano di saltare i nervi a tanti. Occorrerebbero adesso presenza e nervi saldi. L’assenza del presidente De Laurentiis (fino a ieri era in vacanza alle Maldive) in un momento topico e in una società che ruota attorno a un uomo solo è in questo frangente inaccettabile. Non servono dichiarazioni roboanti, ce ne vorrebbero di dure e misurate, occorre però la presenza del padre. Che fronteggi e combatta questa disparità di trattamento e tranquillizzi i suoi. Perché c’è una grande stagione – e anche un piazzamento Champions, che sia il primo o il secondo – da proteggere. Un anno dopo ci ritroviamo più o meno nella stessa situazione che un signore sintetizzò con la frase “calcio italiano di merda”. Ora, più che mai, dovremmo far tesoro della lezione di quel signore e cominciare realmente il nostro spalla a spalla. E iniziare a essere più sicuri di noi, della nostra reale forza. L’ingiustizia delle quattro giornate di squalifica a Higuain deve diventare un punto d’inizio. Fonte: Il Napolista