Sono trenta ed è storia. Gonzalo pareggia in una stagione esaltante ma intorno ha il vuoto di un nervosismo che padroneggia il Napoli di oggi e ne fa schiavo consegnandolo ad una Udinese che gioca la sua partita e merita. Il resto è vuoto totale. Insigne e Callejon ai lati di Gonzalo vengono mangiati dalla furbizia tattica dei difensori bianconeri che nascondono profondità e giocata singola. La gara dell’attacco azzurro è vittima di una metà campo dove il solo Allan partorisce idee e gioco non aiutato da un Jorginho stanco ed appannato e da un Hamsik poco lucido nelle idee. E’ il crollo di un reparto. E’ il crollo della squadra. E’ il crollo del fisico e delle idee. E’ un Napoli che reagisce poco e male, che arriva male sulle seconde palle e che non genera profondità ed ampiezza necessarie al fine di trovare quei metri sani per giocare e spiazzare l’organizzazione didattica bianconera. Si consumano così le velleità di un attacco che non incide e manca di inerzia e dove il solo Higuain è lasciato solo contro l’intera difesa Udinese che lo controlla facilmente, lo fa innervosire e non gli risparmia il cartellino rosso anche se non lo merita. Entrano tardi Gabbiadini e Mertens. Il Napoli mai sceglie strade diverse nonostante è diversa la capacità difensiva del gioco dei difensori friulani. Si sbatte contro un muro, contro il muro bianconero. Finisce tre ad uno ed a perdere sono tutti. Perde il Napoli e rimane la consolazione del goal numero trenta di Higuain che corona una stagione irripetibile e magica. La sua rabbia e la sua grinta specchiano l’anima di un Napoli che in questa stagione non si è mai arreso a dispetto di ogni critica e di ogni perplessità e tentativo di destabilizzazione esterno di ogni genere. L’attacco non basta, serviva un altro Napoli oggi per continuare a lottare fino alla fine. Sei giornate, l’aritmetica tiene viva ogni piccola speranza.
A cura di Alessandro Tullio