Ringraziarlo risulta quasi un riflesso involontario: «Ha creduto in me, è stato uno dei primi, e mi ha dato la possibilità di confermarmi nel grande calcio a soli vent’anni”. Antonio Bocchetti, classe ’80, difensore ex Napoli ed ora alla Paganese, in Lega Pro, rivive con piacere l’annata azzurra ‘01-’02, quando in panchina c’era Luigi De Canio e la promozione in Serie A svanì per una manciata di punti: «C’era grande caos per i tanti problemi societari, ma De Canio fu bravo ad isolarci da tutte le problematiche. Accettò Napoli per vincere il campionato, non ci riuscimmo per pochissimo. Fu un peccato. Ma lo ringrazierò sempre».
Domenica affronterà il Napoli da avversario sulla panchina dell’Udinese. «L’ho sentito quando è stato ingaggiato, gli ho fatto gli auguri. Oltre ad essere un grande tecnico è una persona diretta coi suoi giocatori. Di sicuro starà lavorando sulla testa dei singoli, tra le squadre in lotta per la salvezza l’Udinese è la più forte, non esistono problemi tecnici o strutturali d’organico».
Ciò vuol dire che sarà una partita più complicata del previsto? «Tutto dipenderà dall’atteggiamento. Il Napoli deve sperare di affrontare una squadra che giochi a viso aperto, ma ho i miei dubbi. Anche la Juve, con umiltà, ha giocato di rimessa, difendendosi e ripartendo. Ormai il Napoli è temuto da tutti».
Ed è anche in grado di regalare lo scudetto ai suoi tifosi? «Me lo auguro, tifo per loro. Seguo tanti campionati, vi assicuro che il Napoli è tra le squadre più divertenti d’Europa. Vederlo giocare è bello, ha tanta qualità. La Juve è una macchina da guerra, ha qualcosa in più perché è abituata a vincere, ma il Napoli gioca decisamente meglio e sta dando un segnale chiarissimo al campionato: c’è sempre, non molla mai. E poi ha in squadra Higuain, uno così non si vedeva al San Paolo dai tempi di Careca».
Al fianco di Higuain segna e sforna assist Insigne, tuo compagno a Pescara. Ti sta sorprendendo? «Adesso no, ma allora sì. Sapevo chi fosse ma non lo conoscevo di persona. Mi stupì, soprattutto fisicamente. Ha la forza fisica, la corsa e la rapidità di un giocatore molto più alto di lui. A Pescara si allenava a mille, faceva cose stupende coi piedi. È stato bellissimo averlo come compagno. Nonostante fosse già fortissimo ha sempre mantenuto un profilo basso, dimostrando di essere ragazzo umile».
Da un talento all’altro: Verratti è un rimpianto? «Assolutamente sì. È stato ad un passo dal Napoli, parlavo spesso con lui ma non aveva notizie certe perché la trattativa riguardava solo le società. Ho letto che il Napoli voleva lasciarlo in prestito a Pescara, non so quanto avesse senso dato che lo avrebbe pagato oltre dieci milioni. È un rammarico vederlo giocare in Francia, se un giocatore italiano così forte va all’estero la Serie A non può che diventare un campionato secondario».
Cosa ci dici di Luca Palmiero, classe ’96, ex Primavera, ora in prestito alla Paganese? «Sta crescendo tanto, ci ha sorpreso perché è maturato molto. Inizialmente ha avuto difficoltà, quando sei in Primavera tutto appare perfetto ma il calcio professionistico è un’altra cosa. In Lega Pro, ad esempio, c’è grande agonismo, ma lui con dedizione ha imparato a conviverci. È arrivato come regista davanti alla difesa, ora si sta dimostrando un’ottima mezzala, sia a destra che a sinistra, ed ha anche segnato qualche gol. Prima giocava e basta, ora gioca e mena, corre e pressa gli altri».
Fonte: Il Roma