La rabbia tra i tifosi del Napoli, per l’arbitraggio del signor Rizzoli che, di fatto, ha indirizzato il campionato sul binario di Torino, è tutt’altro che smaltita. Chiunque sarebbe stato pronto a riconoscere i meriti all’avversario più forte, qualora avesse prevalso il vecchio adagio del vinca il migliore. Purtroppo Napoli si è risvegliata bruscamente dal sogno cullato e mai confessato per una mano che non appartiene allo sport ed al calcio in particolare. Tornano di attualità le parole di Paolo Liguori che, alla vigilia di Juve-Napoli, si augurò che non venisse designato l’arbitro Rizzoli per dirigere il big match. Il timore, evidentemente fondato, era quello di assistere ad un arbitraggio scientificamente di parte bianconera che avrebbe falsato la partita ed il campionato. Purtroppo è stata solo questione di tempo: tra una querela e un fiume di critiche, l’episodio è stato messo in cantina, salvo tornare prepotentemente di attualità all’indomani del derby di domenica scorsa. Arrendersi alla maggiore forza dell’avversario sarebbe stato sì doloroso, ma si sarebbe accettato sportivamente. Ma di fronte alla prepotenza della cupola del pallone italiano, l’epilogo del campionato, scritto prima ancora che si giocassero le partite, è difficile da digerire. Vedere mandati all’aria mesi di bel gioco e di risultati perché a vincere DEVONO essere loro, non si può accettare. Non si creda alla storiella che torti e favori a fine anno si compensano…no! Se ne sono viste e sentite troppe di schifezze a tinte bianconere, per credere ancora a questo luogo comune ed il derby della Mole ne è la conferma. Un arbitraggio con sviste a senso unico è oggettivamente troppo, per credere nella buona fede del direttore di gara e l’atteggiamento della classe arbitrale, con l’AIA che censura qualsiasi twitter di commento e di critica sull’arbitraggio di Rizzoli, né suggella la malafede. Caro signor Rizzoli, ccà nisciuno è fesso e la storiella della buona fede vada a raccontarla altrove. Oltre al danno c’è anche la beffa che si materializza nell’arroganza del truffaldino che non è tardata a manifestarsi. Dopo aver assistito impotenti ad un gol regolare annullato per un fuorigioco inesistente che solo Rizzoli ed il guardalinee hanno ravveduto. Dopo aver appreso che l’entrata da tergo sull’avversario NON SEMPRE va punita con il cartellino giallo. Dopo aver visto Bonucci, che in quanto a simpatia se la gioca alla pari con il leghista Salvini, minacciare l’arbitro Rizzoli, inscenando il remake di una scena di Gomorra e restare impunito. Dopo tutto questo, si aggiungono i deliri di parte bianconera, con i tifosi e la stampa di parte in prima linea. Il quotidiano sabaudo sentenzia che “…la superiorità della Juve fa da contrappeso alle lagnanze granata sul fuorigioco di Maxi Lopez. Il punteggio parla chiaro…“. Eppure, appena quattro giorni prima, gli stessi personaggi accusavano l’arbitro del match con il Bayern che li aveva danneggiati e, di fatto, sentenziato la loro eliminazione. Probabilmente il 4 a 1 ha un peso enormemente più grosso del 4 a 2…misteri della matematica! Non poteva mancare la rosea, secondo cui ‘…senza Higuaìn non esisterebbe una lotta scudetto…‘ e che non si capacita del fatto che nel Napoli ‘…giocano sempre gli stessi e non si fanno mai male: è un mistero!...‘. Fa sorridere il fatto che ‘…la Juve non è mai stata aiutata…‘, come riportato sulla stampa nazionale. Ed ancora, mentre non si riescono ad ammettere i madornali errori di Rizzoli ed il loro peso specifico sull’esito del derby, si cerca in tutti i modi di trovare sviste arbitrali nei gol azzurri al Genoa…sviste che esistono solo e soltanto nelle loro menti annebbiate dal bianconero di Vinovo. C’è addirittura chi tira in ballo la famosa monetina di Alemao pur di scovare qualche scheletro nell’armadio azzurro. Peccato che, al di là di ogni illazione, nel 1990 il Napoli vinse lo scudetto perché ebbe il merito di mantenersi in scia del Milan, mettendo la freccia nel momento in cui la squadra di Sacchi, spremuta all’inverosimile, crolló nella fatal Verona. Tornando ai giorni nostri, parlare di scudetto degli onesti e di vittoria morale del tricolore è una magra consolazione e la lasciamo ad altri. C’è tanta rabbia ed una profonda amarezza per come dall’alto hanno imposto che andassero le cose. Come qualcuno ha giustamente fatto notare, questa è l’Italia, paese in cui quasi mai viene premiato il merito. Napoli è solo una figlia adottata con la forza e per questo si ribella, oggi come allora e grida forte tutto il suo sdegno! Napoli rappresenta la faccia pulita del calcio grazie alle prodezze del Pipita Higuaìn, scugnizzo argentino che vede la porta da ogni posizione; grazie alla disarmante semplicità di Maurizio Sarri, il ragazzo cresciuto che di toscano ha solo l’accento e che a dispetto di ogni conformismo, dispensa lezioni di calcio e di umiltà in tuta. Napoli è anche Marek Hamsik, semplicemente la bandiera azzurra del ventunesimo secolo ma soprattutto Pepe Reina, napoletano d’adozione e spagnolo di nascita, capopopolo. Ed è meraviglioso vederli saltare sotto la curva sulle note de UN GIORNO ALL’IMPROVVISO e quel DIFENDO LA CITTÀ, che dà così fastidio a chi denigra, rappresenta motivo di orgoglio…l’orgoglio per un senso di appartenenza…e questo, per fortuna, nessun potere occulto potrà mai scipparlo!
Riccardo Muni